martedì 11 maggio 2010

berlino ARCHISTAR E BERLINO CAPITALE

ARCHISTAR E BERLINO CAPITALE DELLA GERMANIA UNIFICATA
interventi e realizzazioni delle Archistar
Friederich strasse,
Potzdamer Platz,
quartiere governativo
Caccavelli
Annesi
Del Fava
De Chiaro
Calajate
Carrai

24 commenti:

  1. Da Occidente a Oriente,antiche città e new towns,tra un aeroporto ed un altro,molti da loro progettati,ovunque possibile lasciano un marchio.Tra moda,design,marketing,spesso cercano una scorciatoia verso una posizione riconosciuta,che li distingua:questo è l'archistar.Realizzatore delle più grandi opere del 900 quando non sono più le architetture “di regime” le vere protagoniste:durante fascismo e nazismo si costruivano edifici molto simili in Italia,Germania,America o Francia.Albert Speer,architetto di Hitler,condivideva con i suoi colleghi democratici la convinzione di applicare al proprio lavoro valori universali.Il problema vero è semmai a un certo punto l’autorità diventa anonima.Questo è quello che accade a Berlino,città divisa e poi riunificata,completamente devastata,il cui problema alla fine della guerra era quello di avviare un processo di rinascita della città.Una questione che Est e Ovest affrontarono in modi diversi e spesso contraddittori accomunati solo dal desiderio di cancellare la terribile memoria della guerra e del nazismo.L’atteggiamento più diffuso è stato quello di fare “tabula rasa” ricominciando da zero,al contrario di molte altre città europee che sono state ricostruite com’erano.I luoghi centrali della metropoli anni20 e il muro sono stati cancellati per essere sostituiti con nuovi simboli della Berlino in costruzione.
    Il desiderio di dimenticare ha reso Berlino fin dagli anni50 un vero e proprio cantiere di sperimentazione architettonica in cui Friederich Strasse,Postdamer Platz e il quartiere governativo rappresentano carta bianca per gli archistar.
    Friedrich Straße,lunga 4 km,collega il cuore di Berlino alla barriera del Checkpoint Charlie,passaggio obbligato per chi fino al’89 voleva transitare dalla zona americana a quella sovietica.La sua originaria struttura ortogonale ha favorito,finita la guerra,una ricostruzione a blocchi.Architetti contemporanei hanno usato questa via come vetrina di se stessi costruendo agglomerati enormi,grandi quanto isolati interi,ispirati dal concetto secondo cui la frammentazione non è la strada verso la ricostruzione. Friedrich Straße e corso Vittorio Emanuele,entrambe nate dalle rovine della guerra ,sembrano voler incarnare lo stesso ruolo nonchè quello di centro pulsante della vita cittadina e di certo la presenza di negozi,uffici e luoghi di incontro in generale ne sono la prova.

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  2. Postdamer Platz,simbolo della frenetica vita cittadina anni20 e luogo più vivace d’Europa.La sfida era quella di ricostruire un cuore per la nuova Berlino trasformarmandola nel centro vitale della Germania unita. Data l’importanza del progetto,il risultato sarebbe diventato una “dichiarazione”dei principi fondamentali dell’urbanistica di fine 20°secolo.Molti sono stati gli aspetti oggetto di valutazione: equilibrio tra interessi pubblici e privati,pianificazione d’infrastrutture, trasporti,viabilità e traffico,criteri ecologici e stile architettonico da adottare.L’obiettivo condiviso è stato quello di attirare l’autentica vita metropolitana-dopo il lungo abbandono dell’area-offrendo spazi per abitazioni private,shopping,divertimento e affari,in modo da rendere il quartiere attivo e vitale in ogni momento.“Ci vogliono 500 anni per fare una città e 50 per fare un quartiere.A noi hanno chiesto di fare una bella fetta di Berlino in 5 anni” commenta R.Piano,autore di gran parte della ricostruzione della piazza circa 68mila mq.Piano ha realizzato il Masterplan della zona e con C.Kohlbecker 8su19 edifici dell'area.Accanto a lui altre importanti star dell'architettura tra cui nell'area Sony impera la monocultura di H.Jahn,i palazzi costruiti per la Daimler seguono quindi una sorta di partitura:il “gigantismo”prende forma sotto chiara regia italiana(le stradine,le piazze,la valorizzazione del viale di tigli). L'effetto di questa gigantesca opera?Chi oggi arriva a Berlino rimane spiazzato,si guarda intorno con la sensazione di trovarsi in un luogo nel quale gli stessi berlinesi si sentono ancora estranei.
    Nell'intenzione di creare un nuovo Quartiere di Governo nei pressi del vecchio ma rinnovato Reichstag sono stati costruiti,secondo il progetto del 1997 di Braunfels il nuovo cancellariato e due grandi edifici che,divisi dal fiume,ma collegati da una struttura a ponte,ricoprono alcune funzioni laterali.La scelta urbanistica era quella di stabilire una continuità tra questi edifici e per questo si trovano in direzione Est-Ovest creando un complesso in linea che appare uniforme.Il progetto contemporaneo di Shultes e di Frank non risulta invece essere apprezzato né dai critici di architettura né dagli stessi berlinesi per l’effetto di lunghissima stecca architettonica dispersiva e con facciate sicuramente inconsuete.Inaugurata nel 2001, la nuova Cancelleria copre una superficie di oltre 12000mq.I due edifici di Braunfels in asse fisico con la Cancelleria fungono da elemento connettivo del nuovo quartiere governativo e sono a stretto contatto con lo storico Reichstag .
    Il Reichstag che ospita da 40 anni la sede del parlamento,venne realizzata nell'ultimo ventennio dell'800. L'incendio provocato dai nazisti nel ’33(anno dell'ascesa di Hitler) causò la caduta della cupola di 72m che la sovrastava.
    Nel ‘45con la caduta di Berlino viene trasformata in un campo trincerato e quindi preso d’attacco dai sovietici.La sua ricostruzione viene iniziata nel ‘57 e nel ‘72.Con la proclamazione di Berlino capitale viene modernizzato per ospitare appunto il governo della rep.federale.Con un concorso nel ‘93 l’architetto Forster si aggiudicò la ricostruzione della cupola che realizzò in vetro e acciaio.
    Sotto la cupola la sala dei deputatati risulta invisibile ai visitatori mentre i deputati possono vedere durante le loro riunioni chi visita come sorta di monito di responsabilità nei confronti del popolo.

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  3. L’ingente stanziamento di fondi privati ha permesso alla città di ricostruire molte aree in tempi brevissimi.Ma proprio questo,secondo alcuni,rappresenta un limite.Le città sono belle perché costruite nel tempo,con piccole o sostanziali modifiche che lasciano leggere un processo di stratificazione.In sostanza,la ricostruzione di una città come Berlino,devastata dalla guerra,tracciata da una ferita di cemento e alla ricerca di nuove sicurezze,poteva avvenire in maniera diversa?Qual erano le alternative?La ricerca immediata di una nuova identità può giustificare queste ricostruzioni?Questi fenomeni concorrono a rafforzare il genius loci(lo spirito del luogo)o vi è una volontà di reinterpretazione in chiave più moderna?

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  4. La ricostruzione di Berlino poteva anche evolversi in maniera diversa; probabilmete questa era l'unica che, con le sue enormi differenze (guardate anche solo dal punto di vista architettonico) permetteva in qualche modo di "riuscire a credere" di aver ormai passato il periodo "oscuro" della Berlino nazista, e di essere finalmente arrivati a un punto di svolta, a un periodo di rinnovamento che, in qualche modo avrebbe spazzato via i brutti ricordi.
    L'apposizione le nuove costruzioni delle Archistar a quelle vecchie della Berlino nazista, però, non deve per forza essere vista come un tentativo di eliminare tutti i "brutti ricordi" ,ma potrebbe essere anche interpretata come una volontà, al contrario, di sottolinearli per non dimenticare, con costruzioni, però, talmente grandiose che facciano continuamente pensare alla rinascita.

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  5. Onestamente io non ho percepito un grande spirito del luogo..anzi, ho sentito molto anonima la città. Per quanto l'urbanistica della Berlino Est e della Berlino ovest rispecchino perfettamente le ideologie politiche, non ho sentito la sensazione di "casa" che secondo me si dovrebbe avvertire in una città. Credo che comunque, come avete detto voi, dipenda da una questione di tempo. Vi faccio un esempio per esprimermi meglio.

    Immaginate di entrare in una casa nuova, arredata moderna, ordinata, bella e non ancora abitata.

    Poi entrate in una casa un po' più vecchia, magari con i panni da stirare sulle sedie di cucina, le foto sui mobili, le piante..

    Io mi sentirei più a casa nel secondo caso.

    Questo perchè secondo me "il vissuto" di una città è l'elemento base di un'identità, fondamentale per sentirsi parte integrante dell'organismo urbano. A Berlino, essendo stata rasa al suolo, secondo me manca questo.

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  6. Come percepibile nel saggio, il nostro e in questo caso il mio punto di vista è sicuramente molto più polemico e certamente meno lodevole, molto più vicino quindi a ciò che ha espresso Marina. A questo punto vorrei farvi leggere un pezzo di intervista fatta a Renzo Piano.
    -Il futuro è, come il passato, oggetto di rimozione. Un architetto, anzi un costruttore-ingegnere-architetto come Piano, è in qualche modo obbligato dal mestiere a pensarlo. Come? "E' vero, il futuro ha smesso d'essere di moda. Perché l'idea di futuro forse è invecchiata". Un bel paradosso, ma in concreto? "Si pensa al futuro ancora come nel dopoguerra. In termini di crescita. Allora era entusiasmante, rimpiango quella voglia di fare. Ma ormai il mondo è cresciuto abbastanza, almeno il nostro, l'Occidente ricco. Io guardo alle città, che per me rimangono il luogo di maggior fascino, il motore della civiltà europea. Dopo mezzo secolo di esplosione, le città rischiano di implodere, aprono voragini al centro, dove una volta c' era la vita, il lavoro. Bisogna smettere di crescere e completarsi, occuparsi dei centri storici, delle fabbriche dismesse. E' così nella vecchia Europa, ma ovunque poi. Perfino a Sydney si sistemano vecchi pezzi di città. E non parliamo poi dell'Italia". Perché no? E' il paese dove c' è stata la più brutta architettura contemporanea, la gente è rassegnata ad abitare città sempre più faticose. Oppure a scappare in campagna, col computer, il telefonino, alla ricerca di un'improbabile arcadia."
    A me sembra un concetto molto forte, quello che ha espresso Piano. Voi come la vedete?
    Penso che una città sia degna di essere vissuta solo quando le persone vi si muovono volentieri al suo interno,la "vita" è sicuramente un buon metro di giudizio, ma lodi o critiche a parte, saranno i milioni di berlinesi a "votare" pro o contro queste grandi opere. Fatto sta che quel che ho percepito sono stati 12 distretti e molte città diverse, esempio più clamoroso?Postdamer Platz il centro di una città senza centro.

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  7. Concordo pienamente con quest'ultima frase di michele, "una città senza centro".
    La causa di questo forse è proprio da ricercare nella costruzione del muro: secondo me se non l'avessero mai realizzato Postdamer Platz poteva dare la percezione di essere il centro di berlino.
    Per esempio il progetto del Kulturforum, ad ovest di Postdamer Platz - la zona "culturale" di berlino dove abbiamo visto il museo nazionale e la filarmonica - è stato fatto da Hans Scharoun negli anni '50 e doveva anch'esso essere parte del vero centro. Questo progetto è andato avanti com'era stato pensato, nonostante la realizzazione del muro, e questo ha reso la zona per ben 28 anni ai margini della Berlino Ovest; questo fatto secondo me ha pesato molto e si vede una netta divisione tra la zona dei musei e Potsdamer Platz. Io ho percepito molta differenza e quasi nessuna continuità tra queste due zone, nonostante siano molto vicine fra loro. Se c'era continuità fra queste due parti forse si poteva cogliere l'idea di un vero centro.
    Così come ho percepito molta differenza già fra gli edifici del Kulturforum stesso. Ok che non sono stati progettati dalla stessa persona ma da archistar diverse (es.Nationalgalerie è di Mies Van de Rohe, Filarmonida di Scharoun), ma poteva esserci un unico filo conduttore, che invece non c'è stato. Forse anche a causa che gli edifici sono stati fatti in anni diversi (molti addirittura sono stati terminati negli anni '80).
    Trovo che la zona di Potsdamer Platz e i suoi dintorni siano un pò "schizofrenici", come gran parte della città del resto.
    Non dico però che questa schizofrenia non possa essere bella: a vederla dal fuori, come estranea, mi è piaciuta sia questa zona sia Berlino in generale; viverla però è tutto un altro discorso...

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  8. Allora secondo me oggi l'archistar fanno parte di uno di quei processi e percorsi che più che mai si stanno realizzando,dato dal fatto che oggi si tende più a realizzare opere(se cosi le si possono definire), che tendono molto a piacere a chi le proggetta e a non piacere a chi come me le ossereva e poi appunto tendono a diventare cosi come dice marina di poco rilievo ed inospitali .Secondo me oggi dovremmo preoccuparci non tanto della bellezza dell' opera stessa che può piacere o meno all'architetto costruttore, ma dovremmo preoccuparci di costruire delle opere che oltre a caratterizzare,arricchire,formare,ecc, il territorio stesso, lo mettano anche in relazione con il contesto(come la storia ci insegna)urbanopaesaggistico; ecco quindi è solo cosi che bisognerebbe fare,tornare un pò a cio che sifaceva ne passato per poter poi costruire il futiro.

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  9. Secondo me Berlino poteva essere ricostruita in maniera diversa ma diciamo che il tempo non lo ha permesso. Bisogna ricordare che Berlino è stata quasi completamente bombardata e quindi d'altro canto c'era da "dare una casa" a la maggior parte del popolo di berlino. Ora se devo fare un minimo di critica la farò tenendo ovviamente conto di essere "straniero" di Berlino in quanto italiano e quindi anche un paesaggio diverso. Secondo me Berlino è "bella" e "brutta" allo stesso tempo. Bella per la rilevanza storica che ha (testimonia due dei più grandi totalitarismi del tempo). Brutta proprio per la sua rilevanza storica (scusate la ripetizione). Il te stimoniare questa oppressione è porprio quello che secondo me la rende diciamo "brutta" perchè pesa quasi come un masso. Almeno io la sentivo così. Ma ovviamente è una critica ripeto "straniera" che mi congiunge al fatto di essere d'accordo con Michele e Marina.

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  10. A Berlino la guerra fredda, dopo la divisione della città, fu combattuta non solo sul piano politico, ma anche su quello dell’assetto urbanistico: la “gara” tra l’Est e l’Ovest era tesa alla dimostrazione reciproca di non aver bisogno dell’altra metà; l’aspetto di una Berlino continuava ad essere modificato da una serie di progetti realizzati in risposta, o per reazione, ad altrettante proposte scaturite dall’altra Berlino: ciò ha portato ad uno sviluppo parallelo, anche se diverso, di due parti della città, che si sono evolute “in doppia copia”. Anche dopo la caduta del Muro, la cicatrice resta, e una nuova identità della città non si può calare dall’alto: maturerà con le trasformazioni; oggi Berlino vive la sua epoca di città dalle mille sfaccettature, con la volontà di riempire quei vuoti che si sono aperti dopo la riunificazione: la storia, a Berlino, non si sente come qualcosa di lontano nel tempo, e questo si è concretizzato nello spazio con la ricerca di una rapida ricostruzione di alcune aree della città. Certo, queste sono state talvolta considerate, forse troppo, come banco di prova sperimentale, e sommerse di progetti più o meno audaci, che hanno impegnato famosi architetti provenienti da tutto il mondo, ma in fondo anche questo è testimone di quello che la città sta vivendo, con il bagaglio del suo passato pesante che porta, inevitabilmente, ad una ricostruzione che, sia quel che sia, deve affrontare problematiche forti, e non può non conoscere incoerenze o limiti.

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  11. Infatti Berlino è l'espressione del "caos" che l'ha attraversata negli anni: fra guerre, nazismo, distruzioni, divisioni, ricostruzioni..questi eventi intercorsi in apena 80 anni non possono altro che aver creato la Berlino che vediamo oggi. Chi è passato ha lasciato il segno, un pò come una terra di nessuno, un pò come un continuo esperimento politico/urbanistico/architettonico/ingegneristico.

    Comunque se la vedo da turista sono rimasto affascinato, Berlino è vivibile, ha tutto quello che mi piacerebbe per la Mia città, purtroppo non sono così romantico come altri post che ho letto...sì il centro storico manca a Berlino,ma per vivere in città non ne vedo il bisogno, e lo dico io che sono nato in via Verdi a Firenze e lavoro ogni giorno in centro e per di più al servizio dei cittadini. Firenze è una caramella incartata una chicca che nessun fiorentino vuole più vivere nè lavorarci e lo dimostra chi abita il centro storico. Lo dimostrano i nostri mercati, basta girare a san lorenzo o nei mercati rionali e contare quanti italiani sono rimasti, nessuno vende più prodotti di artigianato locale. I fiorentini succhiellano la loro caramella la domenica giusto per lo shopping, sfido tanti fiorentini a affermare di aver visitato tutti i palazzi, i musei, i parchi e tutte le chiese del centro..abbiamo il centro più bello al mondo e il centro più inaccessibile al mondo.
    Allora per viverci preferisco proprio una città senza centro storico, ma con tanti centri "astorici" che posso raggiungere veloce e che possono offrirmi di tutto e di più. In una città come Berlino succede proprio il contrario che da noi: il tentativo di creare un quartiere artigianale (nicolai.. o come si scrive) fallisce in un quadrato di strade e case carino ma del tutto avulso e praticamente "finto". Da noi al contrario risulta un emergenza avulsa un palazzo gigante (senza giudicare se bello o meno) tipo il nuovo palazzo di giustizia di Firenze, un pugno in un occhio se mi affaccio dalla terrazza di villa castello o aguzzo la vista dal Miazzale Michelangelo o da Fiesole.


    D'altra parte se la vedo nei panni di archistar, un edificio mio a Berlino lo vedrei più come un'impronta indelebile del mio fare agli occhi del mondo, una specie di stella holliwoodiana nella strada delle celebrità di Los Angeles e non un opera al servizio della città e dei cittadini, ma forse questa è anche una parte recondita della definizione di archistar.

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  12. Anche se non ci sono stata,basandomi sui saggi, commenti e foto, sono dell'idea che anzitutto non è la presenza di edifici esuberanti o complessi diversi dal contesto, frutto del lavoro delle archistar, a rendere un non-luogo il nuovo "centro" di Berlino, ma il fatto che prima dell'abbattimento del muro c'erano due centri(o più) diversi per ogni parte e la sola demolizione non poteva costruire in poco tempo ciò che era stato bloccato per quasi 30 anni.
    Inoltre penso che col tempo anche le produzioni di oggi possano entrare a far parte dell'identità del luogo, dato che per smaltire e abituarsi al diverso ci vuole tempo, magari anche la cupola del Brunelleschi risultava un elemento estraneo quando fu costruita, oggi però è il fiore all'occhiello di Firenze...forse sbaglio, ma Van Gogh è morto senza alcun riconoscimento mentre oggi i suoi quadri oggi valgono tanto(non per dire che l'architetto o urbanista è un artista fine a se stesso, ma metaforicamente parlando), secondo me finchè una costruzione è sostenibile dal punto di vista ambientale e se produce aggregazione sociale, forse è solo questione di tempo finchè ci si abitua ad essa.

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  13. A mio parere parlare d'identità nel caso di Berlino non è possibile.
    La caduta del muro è avvenuta da troppo poco tempo, non è possibile che si sia creata un'identità...
    Col passare del tempo vedremo se questo processo di "unificazione" è avvenuto o no.
    Io non conosco Berlino, ma da come ho potuto leggere questa sensazione ancora non si percepisce, se non con una nuova identità più moderna, nonostante permanga la vecchia identità.
    E il fatto che non si percepisca il senso del luogo mi sembra più che normale, alla luce degli avvenimenti.
    E' ammirevole invece secondo me lo sforzo della città di crearsi una propria identità ex novo, basata su altri concetti, tenendo comunque in considerazione il passato.
    Oggi ci può apparire una città come un'altra, perchè noi viviamo in questo sistema "omologato" ( una Parigi, una Roma hanno caratteri sicuramente peculiari, che permettono di percepire il luogo), ma fra qualche decennio, secondo me, Berlino riuscirà a distaccarsi da questo concetto e creare un'identità tutta sua.

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  14. Secondo me a Berlino,dopo averla visitata,è accaduto quello che succede dopo che si costruisce un muro per quasi 30 anni,cioè che le due parti della città,hanno intrapreso delle morfologie insediative e strutturale che oggi distinguono la Berlino Est dalla Ovest.
    Cercare di riunificare le due "città",è stato da un punto di vista giusto,in quanto si è cercato di trovare l'anello di connessione perchè il cittadino deve sentirsi,e scusate il gioco di parole,il cittadino non della berlino ovest o est,ma il cittadino della città di berlino.
    Da l'altro lato è un processo che non si può compiere in 10-15 anni,perchè secondo me il lasso di tempo è troppo poco,per far scaturire nel cittadino un'altro modo di vedere la propria città.
    Oggi anche se si è avuto uno sviluppo parallelo, anche se diverso, di due parti della città, che si sono evolute in coppia,si deve sempre pensare che i cambiamenti,specialmente in questa situazione,devono essere accurati e studiati nel dettaglio in modo da non stravolgere l'identità del luogo.
    Infatti sono d'accordo con i ragazzi che hanno scritto la relazione,le "città sono belle perché costruite nel tempo,con piccole o sostanziali modifiche che lasciano leggere un processo di stratificazione".
    Invece sembra che a Berlino sia stato tutto costruito subito e frettolosamente,e chi la visita ha l'impressione che sia stata costruita in pochi anni.
    Comunque rispondendo alla domanda che è stata posta nella relazione,io non ho trovato un genius loci,ma più spiriti del luogo,ognuno legati alle caratteristiche socio-culturali, architettoniche,di abitudini che caratterizzano ogni parte della città.
    E secondo me l'identità del luogo non può essere modificata,ne cambiata,perchè è come togliere ai siciliani il paesaggio agricolo,ai toscani il bel paesaggio e ai veneziani la laguna con i periodi di acqua alta.
    Dare a Berlino un'unica identità,secondo me sarà difficile,e scaturirà da un processo lento e macchinoso.

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  15. personalmente penso che per questa ricostruzione sia stata lasciata un po' troppa libertà di azione agli archistar, che in tale modo hanno potuto agire seguendo stili e forme, e utilizzando materiali, a loro piacimento. Non è che mi dispiacciano queste realiazzazioni (...anzi) è che le vedo estranee ad una città che oltre ad essere una capitale(e già m'immaginerei una città "specchio" della nazione), ha avuto molta rilevanza nelle vicende storiche europee e mondiali...insomma a me questa Berlino mi sarebbe piaciuta un po' più classica per questi aspetti. Penso inoltre che queste opere lascino presagire uno stato di cambiamento del genius loci (o spirito del luogo)di questa città.
    Dimenticavo...bel saggio ragazzi!

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  16. Del Carlo-Piancastelli24 maggio 2010 alle ore 20:25

    Pensiamo che la Friedrich Strasse proprio perchè simbolo del passaggio dalla Germania dell'Est a quella dell'Ovest rappresenti nel modo migliore le differenze che vi sono tra le due Germanie...la parte Sud, per la smania della ricostruzione, è stata realizzata in modo veloce, mentre la parte Nord è stata sottoposta a lavori lenti, riflettendo le due velocità di crociera della Germania post-bellica...

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  17. Questi tre punti analizzati vanno a rappresentare oggi i tre fulcri principali di Berlino, poichè la Friedrichstrasse rappresenta l'area per lo sviluppo commerciale, per il parlamento abbiamo il quartiere governativo del Reichstag ,il terziario e le sedi delle maggiori imprese tedesche e straniere le troviamo in Potsdamer Platz. Queste aree realizzate dai vincitori dei numerosi concorsi svolti nel periodo della ricostruzione,quasi tutti i progetti presentavano dei nodi e tracciati particolarmente significativi del centro, caratterizzati dai vuoti delle costruzioni stesse,che in qualche modo volevano cambiare caratteri fino ad allora identitari del luogo.Potsdamer Platz rappresenta uno dei progetti più significativi della Berlino di oggi,poichè "la piazza" realizzata da Hilmer e Sattler, nella quale troviamo dei blocchi edilizi a base quadrata che vanno a definire un tessuto volumetrico di grande spessore, il quale è andato a costituire la base per i progetti del sony center e del successivo Renzo Piano.Infatti lo stesso Piano struttura la sua opera intorno al percorso che dalla Potsdamer Platz si snoda sino alla "piazza" in prossimità del nuovo teatro a Scharoun. Insomma gli Archistar hanno avuto carta bianca nella realizzazione dei loro progetti non considerando affatto ciò che era stata la germania in precedenza anzi cercando in qualche modo di cancellare/modificare la città stessa.In un certo senso ci sono riusciti, ora tralasciando le opere in se e per se che possono essere apprezzate o meno dal cittadino o turista che sia, danno un senso di cambiamento, fanno capire quanto Berlino volesse essere costruita non più da una singola persona ma al contrario da più teste che potessero decidere il futuro architettonico della città.

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  18. Nella storia relativamente breve di Berlino, gli ultimi centocinquant’ anni contengono una straordinaria e forse unica densità di eventi traumatici e sconvolgenti: la città assume il ruolo di città capitale, muta radicalmente le sue dimensioni, viene distrutta dalla guerra, occupata, smembrata e , infine, divisa in due unità urbane distinte. Troppi eventi, troppo rapidi, troppo traumatici per non far smarrire l’identità del luogo!
    Berlino,però, ha nella propria storia recente un momento di gloria con l’epocale caduta del muro. Si crea un terzo tempo, quello della riunificazione, che mescolando tutte le differenze, avrebbe dovuto plasmare il volto della città riunificata. Quando il primo giorno abbiamo percorso l’Unter den lieden, dopo l’incrocio con la Friederichstrabe, dirigendoci verso la porta di Brandeburgo, ho percepito una strada che tratteggia sempre più profondamente i frammenti di un racconto spezzato, di luoghi perduti e ricreati. Lo stesso giorno ci siamo ritrovati tra i nuovi grattacieli di Postamer Platz, dove per decenni si era insediato il vuoto. Ancora un senso di …. incredulità! Nel breve tempo di un attraversamento di una strada, la città trasmette al visitatore il senso della storia stessa. A Berlino, si passa progressivamente da riferimenti storici sigillati (basta pensare ai monumenti celebrativi o alle tracce del muro) a elementi completamente moderni, perdendo l’intreccio diretto con il passato vissuto.
    Ma che sia proprio questo posizionarsi a Est o a Ovest, che manterrà viva ed efficace la memoria del passato???
    Berlino è molte città. Dopo la riunificazione e l’intensa attività edilizia degli anni novanta, le diverse componenti storiche della città, ciascuna con la propria connotazione architettonica e urbanistica, s’incontrano e si scontrano in maniera molto più immediata, mescolandosi e sovrapponendosi. Berlino , per quanto mi riguarda , non mi ha dato un’immagine unitaria, ma anzi nei miei ricordi resterà una città dalle tante sfaccettature, sorprendente , e rigorosa anche nei suoi edifici più moderni e bizzarri.

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  19. Lorenzo Zoppi: Secondo me Berlino è un ottimo esempio di ricostruzione moderna. L'accostamento fra edifici storici ed edifici tecnologici, anche se essendo costruiti con materiali e tecniche completamente diverse, è ottimo e da un grande effetto ottico, anche se io avrei lasciato più spazio agli edifici storici.

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  20. Secondo me l'architettura si sta evolvendo, quello che una volta era futuro oggi è il presente e penso che non deve sembrare strano che in una città innovativa e moderna come Berlino sia sede di tali opere che si inseriscono in maniera fluida in tale contesto. Berlino nella sua evoluzione ha scontrato momenti che hanno generato un nuovo spirito e hanno creato una nuova identità alla città. Inoltre penso come matteo,che lo spirito del luogo sia sempre di piu in evoluzione rispecchiando l'idea di una città giovane.

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  21. Andrea Stella Niccolò25 maggio 2010 alle ore 15:48

    Secondo noi le opere da noi analizzate pur essendo da un punto di vista estetico veramente impressionanti,maestose e ultra tecnologiche analizzandole con lo spirito critico di futuri urbanisti ci siamo resi conto che perdono di quell'aspetto fondamentale della materia:il rispetto dell'identità dei luoghi;ma d'altro canto questo tipo di architetti dal nostro
    punto di vista si sono intercalati alla perfezione
    in quella che oggi è la filosofia del nostro pianeta (generalizzando un pò troppo ma sento di poterlo fare) e cioè dell'uso improprio
    dell'arte,perché viene utilizzata unicamente per
    scopi di lucro,nell'arte come nel resto delle professioni...

    Andrea Gambardella,Stella Tortu,Niccolò Robucci.

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  22. Andrea Stella Niccolò25 maggio 2010 alle ore 16:18

    Ci siamo posti una domanda...che può essere utile ad un architetto come appunto ad un urbanista,quando un professionista si mette a lavoro per un'opera deve considerare il suo gusto personale o esclusivente l'esigenza di chi poi vi andrà ad abitare??ci sembra impossibile per chi fa il nostro lavoro,pensare,progettare ed infine costruire un'opera che almeno in piccolissima parte non rispecchi il proprio gusto...

    Andrea Gambardella
    Stella Tortu
    Niccolò Robucci

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  23. Tra le poche grandi città che ho potuto visitare penso che Berlino sia una tra quelle dove l'identità del luogo è forse meglio percepibile.Le varie fasi che ha attraversato sono state tutte così intense da lasciare profondi segni nella città,creando una sovrapposizione di stili architettonici assai diversi.Un enorme"città museo" unita ad una popolazione anch'essa assai variegata.Questa diversifcazione proprio perchè abbastanza marcata sia esteticamente che culturalmente evidenzia la storia attraversata da Berlino,anche se crea disorientamento a livello cronologico.Ovvero si ha l'impressione che Berlino abbia avuto una storia complessa,ma non riusciamo a capire come si è evoluta nel corso del tempo.Certamente il bombardamento ha contribuito a rendere tale percezione,ma penso che anche gli ultimi interventi delle archistar siano stati determinanti.Il bombardamento,così come la demolizione degli edifici gueglilmini nel periodo della guerra fredda,creando ampi spazi edificabili sparsi qua e là nella città, hanno permesso la costruzione di nuove architetture moderne,quelle appunto delle archistar,che si sono inserite a macchia d'olio tra l'edilizia storica.Lo stesso è accaduto dopo la caduta del muro,ovvero nelle aree dove persisteva il confine.Questo ha creato una Berlino dove vedo un prevalere delle stravaganti costruzioni moderne, inserite però in un urbanistica risultato delle varie esperienze storiche attraversate dalla città. Chiarissima è invece la visione della recente espansione,come avviene per il quartiere di marzahn.

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  24. Mi trovo davvero in difficoltà ad esprimere un giudizio così personale ma che sia, allo stesso tempo, quanto più oggettivo possibile nel suo concetto urbano di fondo. Il vantaggio è la marea di commenti precedenti e la possibilità di prenderne spunto; lo svantaggio non essere stato in quel di Berlino. Perciò mi limiterò ad esprimere la mia posizione: pro-Semhal e Daniele Guidi. Le opere così complesse e indecifrabili degli Archstar, a mio parere, possoni essere un modo (seppur polemico e forse non il solo) di riprogettare e gettare le basi per un futuro delle città. A delle condizioni però: che siano inserite in contesti strutturali e urbani tendenti al moderno(per intenderci sarebbe una follia un Guggheneim vicino al Duomo di Santa Maria del Fiore!) o di minore importanza storico-culturale, in zone urbane periferiche, marignali, periurbane. Un programma, insomma, per riqualificare tutte queste zone degradanti che non possono essere motivo di vanto per le metropoli più grandi e disorganizzate. Una base su cui organizzare agglomerati urbani, aree verdi, futuri impianti, spazi pubblici. Non devono e non SI devono vedere solo per la loro astrusità architettonica ed estetica(la variabile tempo fra qualche centennio farà la sua parte in questo senso!!) ma anche e sopratutto per la loro "funzionalità" nei confronti della collettività e dell' accoglienza pubblica. Costruzioni che non devono diventare assolutamente un simbolo delle città, ma solo una dei tanti MEZZI e MODI del loro rinnovamento e/o rinascita.
    Capisco la mentalità "conservatrice" e tradizionalista del nostro paese e sono d' accordo; ma, come diceva il mio mitico prof del liceo " Di arte, in Italia, ce ne abbiamo anche fin sotto i piedi..."

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