Il nazismo è un movimento politico tedesco promosso da Adolf Hitler e favorito dalla crisi politica successiva alla sconfitta della prima guerra mondiale. Ottenne il supporto dei cittadini tedeschi realizzando una fitta rete di organizzazioni che, unite alla manipolazione propagandistica e alla repressione poliziesca, contribuirono alla formazione di una società fondata su criteri razziali ed un radicale nazionalismo. Hitler usò l’architettura per intimidire e sopraffare ogni altro simbolo di potere e dominio. Creò un nuovo modello di città con edifici pubblici a scala mai vista prima. Dei progetti sopravvivono numerosi edifici che mostrano le tendenze del regime; ricercano un’estetica ordinata, con attenzione agli edifici classici greci e romani, colpendo per la loro totale mancanza di decorazioni. Il piano regolatore di Berlino diventò affare del Reich con la nomina a ispettore generale delle opere edili di Albert Speer, nel 1937 da parte di Adolf Hitler. Hitler espresse, infatti, un parere negativo sull'organizzazione urbanistica di Berlino, che riteneva come un agglomerato senza sistema di edifici abitativi e commerciali, riponendo in Albert Speer la fiducia per la riorganizzazione della capitale del Reich. Speer è stato l’architetto personale di Hitler, nonché autore dei principali progetti monumentali ed urbanistici della Germania nazista;era, inoltre, un sostenitore della “teoria del valore delle rovine” secondo la quale gli edifici di "Germania" dovevano essere costruiti in modo tale da raccontare la grandezza del “regno millenario” tedesco. Fulcro del piano regolatore era il Grande Asse, che,attraversando Berlino da Nord a Sud, doveva collegare i nodi di traffico fino alla rotonda autostradale sud, con la funzione di diventare la via della magnificenza del nuovo Reich. La piazza antistante la stazione sud, doveva avere dimensioni imponenti proprio per sottolineare la grandezza della capitale nazista; in aggiunta, avrebbe dovuto essere decorata con una esposizione di armi lungo i due lati maggiori,indice della disponibilità alla guerra del Reich.
A completamento di questo Grande Asse, Hitler disegnò un arco di trionfo dalle dimensioni monumentali, talmente colossali che resero necessario il collaudo dei terreni paludosi di Berlino tramite l’apposizione di un cilindro di cemento, ancora oggi presente vicino alla Kolonnenbruecke. Essendo un “Corpo di pressione”a carico variabile il cilindro serviva anche, in seguito, ad esaminare i terreni edificabili di Berlino, che si rivelarono inadatti alla costruzione di queste opere monumentali. Sul Grande Asse, pensato come la colonna vertebrale di Berlino, dovevano essere collocati tutti i principali edifici rappresentativi, amministrativi e funzionali della città, la cui monotonia doveva essere interrotta da piazze e da edifici dominanti. La vista prospettica dalla stazione sud, attraverso l'arco di trionfo, vedeva come orizzonte la cupola della Grossen Halle, edificio imponente che per la sua realizzazione implicava la deviazione del corso del fiume Spree. Accanto alla Grossen Halle era prevista una superficie d’acqua dalle dimensioni notevoli, sulla quale si affacciavano edifici polari quali il Comando Superiore della Marina, il municipio, il Comando di Polizia, l’accademia militare e per ultima la stazione nord. Una delle problematiche principali che dovettero affrontare i progettisti dell’epoca, fu quella di collegare in modo idoneo gli assi della città nuova con il tessuto urbano della Berlino preesistente. L’incrocio tra i due assi principali della città avveniva infatti nella parte centrale, caratterizzata dalla presenza di edifici fondamentali. Al contrario, le zone periferiche della città dovevano ospitare le aree residenziali ed industriali, che si collegavano alla città preesistente tramite una complessa rete di assi e anelli stradali. A Nord-Ovest, nei pressi dell’area olimpica, erano progettati una città universitaria ed un ospedale, mentre nella parte sud della città, era prevista una serie di grandi blocchi con cortili interni, che dovevano ospitare circa 200.000 persone.
Nella Berlino divisa dopo il 1945, l'architettura e l'urbanistica hanno assunto un forte significato per la politica e la cultura della città. Molti studiosi hanno ipotizzato che ci potesse essere una connessione tra la fine del Regime e la decadenza dell’architettura di allora. Oltre agli edifici che sono entrati nella storia della città, come gli edifici nazisti, i nuovi interventi hanno caratterizzato e formato la Berlino odierna. La continua ricerca di innovazione è da interpretare come un tentativo di rivalsa sul passato o come una semplice dimostrazione del raggiungimento di nuovi orizzonti architettonici?
Credo che l'architettura nazista basata sulla “teoria delle rovine” per la quale impiegando determinati materiali tradizionali e rispettando certe esigenze statiche, si doveva poter costruire degli edifici capaci di eguagliare, in pieno sfacelo, dopo centinaia di anni i monumenti romani, sia uno dei più grandi esempi della follia del Führer. Secondo Hitler tali riflessioni erano logiche, tanto che stabilì che tutte le maggiori costruzioni del Reich, posteriori a tale considerazione, avrebbero dovuto tenerne conto. Questa sua passione per gli edifici destinati all'eternità, come ricorda anche Speer nelle sue memorie, lo rendeva cieco alle soluzioni del problema del traffico, ai quartieri residenziali, alle zone verdi: la dimensione sociale non suscitava il suo interesse. Forse una sorte di pensiero precursore a quello dei nostri "amatissimi" archistar caratterizzato dalla smania, spesso smodata, del rappresentare e meno vicino a quelle che sono le funzioni fondamentali della città.
Beh che dire..io credo di sì. Il fatto di accostare il moderno in modo esasperato al vecchio (vedi il campanile vecchio e nuovo, o la cupola del Reichstag sul vecchio edificio) è quasi un modo per dimostrare che è nata una Nuova Berlino, una città migliore di quella precedente. Non tutti i tedeschi sono stati nazisti, quindi magari è stato uno spirito di rivalsa come a dire "non si può cancellare quello che abbiamo fatto, ma vogliamo dimostrare di essere anche qualcosa di più, qualcosa di buono." (ciò spiegherebbe perchè il nuovo sta sempre vicino al vecchio). Se così fosse, sarebbe già un buon punto di partenza per un miglioramento. Ciò che la Germania ha fatto non verrà mai cancellato..quella città è il risultato di un triste vissuto che si avverte ovunque, e forse, cambiare totalmente modo di costruire, usare materiali completamente diversi e fare accostamenti anche eccessivi è proprio un modo per esprimere questo desiderio di cambiamento.
Sarò disfattista, ma io ho sentito molto di più la pesantezza della vecchia Berlino rispetto alla nuova.
Logicamente dopo la riunificazione è nata una nuova Berlino. Nuove strutture e nuovi architetti si sono impeganti per farla (ri)fiorire. Ma la storia non si cancella. Le due dittature estreme che ha subito la città (per quanto riguarda la dittatura russa mi riferisco logicamente alla parte est ) hanno lasciato un segno indelebile, hanno tracciato un profondo solco.
Essendo città di avanguardia a Berlino si sperimentano nuove architetture (nel 2010 è stato promosso un concorso per il restauro e la trasformazione dell' area del "parco olimpico di Berlino") , frutto delle menti piu estrose dei geni moderni ma non credo che ci sia una troppa, profonda voglia di rivalsa poichè qualsiasi struttura..progettata e realizzata anche in un' epoca sostanzialmente dura..sia comunque un segno tangibile della storia, del passato, di quello che c'è stato prima di noi, un libro aperto se vogliamo intenderlo così.
Continuando il discorso di Michele direi che l'idea urbanistica di Hitler aveva un grande punto debole,poichè non era stata pensata nella sua completezza.Visto che era talmente tanto concentrato per la realizzazione del suo progetto urbanistico da perdere di vista totalmente la struttura della città stessa...inoltre direi che si forse c'è una specie di rivalsa verso il passato, cercarono in qualche modo attraverso la ricostruzione di uscire dalla loro stessa storia, ma l'architettura del passato ritorna comunque in quella del presente, poichè in quasi tutti i casi i due modelli si trovano vicini dando sempre lo stesso effetto di dittatura e di terrore che si percepisce osservando quelle costruzioni.
L’architettura, la città, visti e usati come propaganda, come modo per costruire una società che si afferma come opposizione all’altro. Questo è il nazismo, questi sono i nazionalismi, traggono la propria forza distinguendosi da qualcos’altro, individuano l’errore lo combattono e si assumono il ruolo di detentori del giusto, della verità. È necessaria una città che spiega questo che si assuma il compito di mostrare la propria superiorità. Per contrapposizione mi viene alla mente la città medioevale, il medioevo; spesso considerato un periodo buio, un’“età di mezzo” fra due civiltà. Questa età di mezzo ha “prodotto” molte delle nostre città riuscendo a far convivere vari poteri, quello civile, quello religioso e quello commerciale artigianale. È singolare che un periodo considerato minore abbia saputo dare risposte più valide sull’organizzazione della città e forse della società, rispetto ad altri periodi caratterizzati da forti energie e idealismi che ci lasciano solo i segni di una forte ubriacatura nel migliore dei casi, quando non lasciano le ferite di una grande follia.
Il Führer sognava una incredibile capitale per il terzo Reich: un luogo ingombro di strutture imponenti, palazzi mastodontici, soluzioni architettoniche ardite. Una città unica, una testimonianza tridimensionale della propria megalomania basandosi sempre sulla “teoria del valore delle rovine”. Io concordo l'idea di molti studiosi che hanno ipotizzato una connessione tra la fine del Regime e la decadenza dell'architettura di allora. Con l'architettura moderna cercano di distaccarsi il più posibile dal passato senza però distruggerlo.
io sono d'accordo con ciò che dice Marina,cioè, l'accostare il moderno all'antico non è altro che il voler dimostrare il desiderio di cambiamento della città. è sicuramente un modo molto diretto per dimostrare appunto la nascita o perlomeno la voglia di far nascere una nuova città che lasci alle spalle il proprio passato senza però lasciarlo scivolare nel dimenticatoio. l'insieme armonioso di stili, tanto diversi tra loro, non possono non colpirti e non possono lasciarti indifferente. a me personalmente hanno fatto riflettere molto. si ha come la sensazione di essere in due epoche diverse, è come se da una parte si avvertisse in modo forte l'emozione di essere in una città che ha avuto tanta storia da raccontare, quasi oserei dire "che ha fatto parte della storia", quella città che è stato luogo degli avvenimenti "inculcati" nella nostra mente solo dai libri e che forse, solo visitandola, osservandola, studiandola, ti dà modo di far concretizzare quelle idee che prima forse erano troppo astratte. e la presenza della modernità degli edifici non può che accentuare questa sensazione perchè ti fa "vivere" la città facendoti percepire che comunque le cose sono cambiate ma la storia che ha alle spalle resterà una macchia indelebile sul volto di Berlino. Debora Covello
Preso atto che l'urbanistica e l'architettura ebbero un peso importantissimo nella promozione e nella divulgazione del nazismo nel periodo antecedente e contemporaneo alla guerra, è presumibile che proprio queste due abbiano nel dopo guerra assunto un valore opposto ma cmq ugualmente pesante, cioè il volare di segnare e marcare un distacco dal passato. Praticamente se c'era bisogno di sentirsi lontani da ciò che era successo, di lasciarsi dietro un passato pesante e dolorosissimo, il miglior specchio delle intenzioni della popolazione poteva essere proprio l'urbanistica e l'architettura. La Germania e Berlino escono distrutte dalla guerra sia materialmente che idealmente, dunque il bisogno e la voglia di cambiare dovevano esserci. Quandi probabilmente si, le innovazioni vanno lette come un tentativo di rivalsa e di presa distanza da un doloroso passato. Nonostante questo le innovazioni saranno sicuramente viste anche come un modo di stare al passo con il passare dei tempi, nn rimanere indietro ma anzi cercare e trovare sempre nuove soluzioni in chiave architettonica e urbanistica , condizioni chiaramente importanti per una città grande ed importante come Berlino.
Io credo che le dure forme dittatoriali portate avanti da un'ideologia atta a definire la magnificenza e il potere totalitario del Fuhrer abbiano impresso nella realizzazione ti tali progetti un estremo cambiamento nella città di Berlino. L'architettura era diventata funzionale univocamente per gli scopi di Hitler,questo è ancora oggi comprensibile osservando le costruzioni rigorose e imponenti. Le architetture moderne con il loro discusso modo di esprimersi,nel tentativo di rivalsa e nel cercare di donare alla città un volto "nuovo", non riusciranno con facilità a cancellare i segni profondi del passato;anche io come Marina ho sentito molto di più la pesantezza della Berlino nazista che della nuova.
Ricorda Speer di Hitler: "la sua passione per gli edifici destinati all'eternità lo rendeva cieco alle soluzioni del problema del traffico, ai quartieri residenziali, alle zone verdi: la dimensione sociale non suscitava il suo interesse."
Sicuramente nella Germania nazista degli anni trenta l'architettura diventò presto arte di regime: Hitler - lui stesso artista - chiuse il Bauhaus, la scuola di architettura razionalista, tacciò come degenerata tutta l'arte sperimentale e d'avanguardia, e iniziò il sodalizio con il ventinovenne architetto classicista Albert Speer, su cui poteva imporre la propria autorità. I progetti per la Grande Berlino, redatti fino a definire ogni più piccolo dettaglio architettonico e decorativo, hanno proporzioni faraoniche, pari solo alla megalomania di Hitler: l'arco di trionfo poteva contenere quarantanove volte quello di Parigi, l'auditorium per 180.000 persone era ispirato al Pantheon di Roma ma avrebbe potuto contenere diciassette volte l'intera chiesa di San Pietro. Tutti gli edifici sarebbero dovuti essere costruiti in pietre e marmi, gli unici materiali che avevano dimostrato di saper invecchiare "con dignità", senza ridursi in miseri scheletri come le opere in cemento armato.Anche in Italia è possibile notare ciò, anche se in modo più "leggero", in alcuni imponenti edifici di epoca fascista.
FEDERICO CARACCIOLO Sicuramente nella Germania nazista degli anni trenta l'architettura diventò presto arte di regime: Hitler - lui stesso artista - chiuse il Bauhaus, la scuola di architettura razionalista, tacciò come degenerata tutta l'arte sperimentale e d'avanguardia, e iniziò il sodalizio con il ventinovenne architetto classicista Albert Speer, su cui poteva imporre la propria autorità. I progetti per la Grande Berlino, redatti fino a definire ogni più piccolo dettaglio architettonico e decorativo, hanno proporzioni faraoniche, pari solo alla megalomania di Hitler: l'arco di trionfo poteva contenere quarantanove volte quello di Parigi, l'auditorium per 180.000 persone era ispirato al Pantheon di Roma ma avrebbe potuto contenere diciassette volte l'intera chiesa di San Pietro. Tutti gli edifici sarebbero dovuti essere costruiti in pietre e marmi, gli unici materiali che avevano dimostrato di saper invecchiare "con dignità", senza ridursi in miseri scheletri come le opere in cemento armato.Anche in Italia è possibile notare ciò, anche se in modo più "leggero", in alcuni imponenti edifici di epoca fascista.
Questo video fà vedere un documentario nazista del 1936,al seguito di far conoscere Berlino e la potenza raggiunta dal terzo Reich, dato che in quell'anno ospitava le olimpiadi.Osservando il filmato ho notato che quella Berlino non si discosta poi così tanto da quella attuale.Sì, è vero,non ci sono i grandi grattacieli e altri strani edifici,ma tutto è ben riconoscibile come lo è oggi.Gli edifici principali che caratterizzavano le varie aree della città anche oggi sono rimasti,eccetto quelli di carattere governativo dei nazionalsocialisti.L'unica differenza e che oggi a quegli edifici se ne sono aggiunti altri,che in parte ne hanno sostituito le funzioni.Quest'ultimo è però da considerarsi un processo quasi inevitabile,perchè le città non possono rimanere in una forma di stasi.Il cambiamento in una città è necessario ed il problema di come effettuarlo è successivo.Con questo voglio dire che secondo mè l'evoluzione di una città è imprevedibile,e non è quindi possibile pensarla prima progettandola per intero.Le varie dittature ci hanno provato a berlino ma si può dire che non ci siano riuscite,perchè oggi ne vediamo il risultato.Questo è il link del video---http://www.youtube.com/watch?v=romQeUpLjOc
Il nazismo è un movimento politico tedesco promosso da Adolf Hitler e favorito dalla crisi politica successiva alla sconfitta della prima guerra mondiale. Ottenne il supporto dei cittadini tedeschi realizzando una fitta rete di organizzazioni che, unite alla manipolazione propagandistica e alla repressione poliziesca, contribuirono alla formazione di una società fondata su criteri razziali ed un radicale nazionalismo. Hitler usò l’architettura per intimidire e sopraffare ogni altro simbolo di potere e dominio. Creò un nuovo modello di città con edifici pubblici a scala mai vista prima. Dei progetti sopravvivono numerosi edifici che mostrano le tendenze del regime; ricercano un’estetica ordinata, con attenzione agli edifici classici greci e romani, colpendo per la loro totale mancanza di decorazioni.
RispondiEliminaIl piano regolatore di Berlino diventò affare del Reich con la nomina a ispettore generale delle opere edili di Albert Speer, nel 1937 da parte di Adolf Hitler. Hitler espresse, infatti, un parere negativo sull'organizzazione urbanistica di Berlino, che riteneva come un agglomerato senza sistema di edifici abitativi e commerciali, riponendo in Albert Speer la fiducia per la riorganizzazione della capitale del Reich. Speer è stato l’architetto personale di Hitler, nonché autore dei principali progetti monumentali ed urbanistici della Germania nazista;era, inoltre, un sostenitore della “teoria del valore delle rovine” secondo la quale gli edifici di "Germania" dovevano essere costruiti in modo tale da raccontare la grandezza del “regno millenario” tedesco. Fulcro del piano regolatore era il Grande Asse, che,attraversando Berlino da Nord a Sud, doveva collegare i nodi di traffico fino alla rotonda autostradale sud, con la funzione di diventare la via della magnificenza del nuovo Reich. La piazza antistante la stazione sud, doveva avere dimensioni imponenti proprio per sottolineare la grandezza della capitale nazista; in aggiunta, avrebbe dovuto essere decorata con una esposizione di armi lungo i due lati maggiori,indice della disponibilità alla guerra del Reich.
A completamento di questo Grande Asse, Hitler disegnò un arco di trionfo dalle dimensioni monumentali, talmente colossali che resero necessario il collaudo dei terreni paludosi di Berlino tramite l’apposizione di un cilindro di cemento, ancora oggi presente vicino alla Kolonnenbruecke. Essendo un “Corpo di pressione”a carico variabile il cilindro serviva anche, in seguito, ad esaminare i terreni edificabili di Berlino, che si rivelarono inadatti alla costruzione di queste opere monumentali. Sul Grande Asse, pensato come la colonna vertebrale di Berlino, dovevano essere collocati tutti i principali edifici rappresentativi, amministrativi e funzionali della città, la cui monotonia doveva essere interrotta da piazze e da edifici dominanti. La vista prospettica dalla stazione sud, attraverso l'arco di trionfo, vedeva come orizzonte la cupola della Grossen Halle, edificio imponente che per la sua realizzazione implicava la deviazione del corso del fiume Spree. Accanto alla Grossen Halle era prevista una superficie d’acqua dalle dimensioni notevoli, sulla quale si affacciavano edifici polari quali il Comando Superiore della Marina, il municipio, il Comando di Polizia, l’accademia militare e per ultima la stazione nord.
RispondiEliminaUna delle problematiche principali che dovettero affrontare i progettisti dell’epoca, fu quella di collegare in modo idoneo gli assi della città nuova con il tessuto urbano della Berlino preesistente. L’incrocio tra i due assi principali della città avveniva infatti nella parte centrale, caratterizzata dalla presenza di edifici fondamentali. Al contrario, le zone periferiche della città dovevano ospitare le aree residenziali ed industriali, che si collegavano alla città preesistente tramite una complessa rete di assi e anelli stradali. A Nord-Ovest, nei pressi dell’area olimpica, erano progettati una città universitaria ed un ospedale, mentre nella parte sud della città, era prevista una serie di grandi blocchi con cortili interni, che dovevano ospitare circa 200.000 persone.
Nella Berlino divisa dopo il 1945, l'architettura e l'urbanistica hanno assunto un forte significato per la politica e la cultura della città. Molti studiosi hanno ipotizzato che ci potesse essere una connessione tra la fine del Regime e la decadenza dell’architettura di allora. Oltre agli edifici che sono entrati nella storia della città, come gli edifici nazisti, i nuovi interventi hanno caratterizzato e formato la Berlino odierna. La continua ricerca di innovazione è da interpretare come un tentativo di rivalsa sul passato o come una semplice dimostrazione del raggiungimento di nuovi orizzonti architettonici?
Credo che l'architettura nazista basata sulla “teoria delle rovine” per la quale impiegando determinati materiali tradizionali e rispettando certe esigenze statiche, si doveva poter costruire degli edifici capaci di eguagliare, in pieno sfacelo, dopo centinaia di anni i monumenti romani, sia uno dei più grandi esempi della follia del Führer. Secondo Hitler tali riflessioni erano logiche, tanto che stabilì che tutte le maggiori costruzioni del Reich, posteriori a tale considerazione, avrebbero dovuto tenerne conto. Questa sua passione per gli edifici destinati all'eternità, come ricorda anche Speer nelle sue memorie, lo rendeva cieco alle
RispondiEliminasoluzioni del problema del traffico, ai quartieri residenziali, alle zone verdi: la dimensione sociale non suscitava il suo interesse. Forse una sorte di pensiero precursore a quello dei nostri "amatissimi" archistar caratterizzato dalla smania, spesso smodata, del rappresentare e meno vicino a quelle che sono le funzioni fondamentali della città.
Beh che dire..io credo di sì. Il fatto di accostare il moderno in modo esasperato al vecchio (vedi il campanile vecchio e nuovo, o la cupola del Reichstag sul vecchio edificio) è quasi un modo per dimostrare che è nata una Nuova Berlino, una città migliore di quella precedente. Non tutti i tedeschi sono stati nazisti, quindi magari è stato uno spirito di rivalsa come a dire "non si può cancellare quello che abbiamo fatto, ma vogliamo dimostrare di essere anche qualcosa di più, qualcosa di buono." (ciò spiegherebbe perchè il nuovo sta sempre vicino al vecchio). Se così fosse, sarebbe già un buon punto di partenza per un miglioramento. Ciò che la Germania ha fatto non verrà mai cancellato..quella città è il risultato di un triste vissuto che si avverte ovunque, e forse, cambiare totalmente modo di costruire, usare materiali completamente diversi e fare accostamenti anche eccessivi è proprio un modo per esprimere questo desiderio di cambiamento.
RispondiEliminaSarò disfattista, ma io ho sentito molto di più la pesantezza della vecchia Berlino rispetto alla nuova.
Logicamente dopo la riunificazione è nata una nuova Berlino. Nuove strutture e nuovi architetti si sono impeganti per farla (ri)fiorire. Ma la storia non si cancella. Le due dittature estreme che ha subito la città (per quanto riguarda la dittatura russa mi riferisco logicamente alla parte est ) hanno lasciato un segno indelebile, hanno tracciato un profondo solco.
RispondiEliminaEssendo città di avanguardia a Berlino si sperimentano nuove architetture (nel 2010 è stato promosso un concorso per il restauro e la trasformazione dell' area del "parco olimpico di Berlino") , frutto delle menti piu estrose dei geni moderni ma non credo che ci sia una troppa, profonda voglia di rivalsa poichè qualsiasi struttura..progettata e realizzata anche in un' epoca sostanzialmente dura..sia comunque un segno tangibile della storia, del passato, di quello che c'è stato prima di noi, un libro aperto se vogliamo intenderlo così.
Continuando il discorso di Michele direi che l'idea urbanistica di Hitler aveva un grande punto debole,poichè non era stata pensata nella sua completezza.Visto che era talmente tanto concentrato per la realizzazione del suo progetto urbanistico da perdere di vista totalmente la struttura della città stessa...inoltre direi che si forse c'è una specie di rivalsa verso il passato, cercarono in qualche modo attraverso la ricostruzione di uscire dalla loro stessa storia, ma l'architettura del passato ritorna comunque in quella del presente, poichè in quasi tutti i casi i due modelli si trovano vicini dando sempre lo stesso effetto di dittatura e di terrore che si percepisce osservando quelle costruzioni.
RispondiEliminaL’architettura, la città, visti e usati come propaganda, come modo per costruire una società che si afferma come opposizione all’altro. Questo è il nazismo, questi sono i nazionalismi, traggono la propria forza distinguendosi da qualcos’altro, individuano l’errore lo combattono e si assumono il ruolo di detentori del giusto, della verità.
RispondiEliminaÈ necessaria una città che spiega questo che si assuma il compito di mostrare la propria superiorità.
Per contrapposizione mi viene alla mente la città medioevale, il medioevo; spesso considerato un periodo buio, un’“età di mezzo” fra due civiltà. Questa età di mezzo ha “prodotto” molte delle nostre città riuscendo a far convivere vari poteri, quello civile, quello religioso e quello commerciale artigianale. È singolare che un periodo considerato minore abbia saputo dare risposte più valide sull’organizzazione della città e forse della società, rispetto ad altri periodi caratterizzati da forti energie e idealismi che ci lasciano solo i segni di una forte ubriacatura nel migliore dei casi, quando non lasciano le ferite di una grande follia.
Il Führer sognava una incredibile capitale per il terzo Reich: un luogo ingombro di strutture imponenti, palazzi mastodontici, soluzioni architettoniche ardite. Una città unica, una testimonianza tridimensionale della propria megalomania basandosi sempre sulla “teoria del valore delle rovine”.
RispondiEliminaIo concordo l'idea di molti studiosi che hanno ipotizzato una connessione tra la fine del Regime e la decadenza dell'architettura di allora.
Con l'architettura moderna cercano di distaccarsi il più posibile dal passato senza però distruggerlo.
elisa
io sono d'accordo con ciò che dice Marina,cioè, l'accostare il moderno all'antico non è altro che il voler dimostrare il desiderio di cambiamento della città. è sicuramente un modo molto diretto per dimostrare appunto la nascita o perlomeno la voglia di far nascere una nuova città che lasci alle spalle il proprio passato senza però lasciarlo scivolare nel dimenticatoio. l'insieme armonioso di stili, tanto diversi tra loro, non possono non colpirti e non possono lasciarti indifferente. a me personalmente hanno fatto riflettere molto. si ha come la sensazione di essere in due epoche diverse, è come se da una parte si avvertisse in modo forte l'emozione di essere in una città che ha avuto tanta storia da raccontare, quasi oserei dire "che ha fatto parte della storia", quella città che è stato luogo degli avvenimenti "inculcati" nella nostra mente solo dai libri e che forse, solo visitandola, osservandola, studiandola, ti dà modo di far concretizzare quelle idee che prima forse erano troppo astratte. e la presenza della modernità degli edifici non può che accentuare questa sensazione perchè ti fa "vivere" la città facendoti percepire che comunque le cose sono cambiate ma la storia che ha alle spalle resterà una macchia indelebile sul volto di Berlino.
RispondiEliminaDebora Covello
Roberto Fiaschi, Rico Latini, Niccolò Veracini
RispondiEliminaPreso atto che l'urbanistica e l'architettura ebbero un peso importantissimo nella promozione e nella divulgazione del nazismo nel periodo antecedente e contemporaneo alla guerra, è presumibile che proprio queste due abbiano nel dopo guerra assunto un valore opposto ma cmq ugualmente pesante, cioè il volare di segnare e marcare un distacco dal passato.
Praticamente se c'era bisogno di sentirsi lontani da ciò che era successo, di lasciarsi dietro un passato pesante e dolorosissimo, il miglior specchio delle intenzioni della popolazione poteva essere proprio l'urbanistica e l'architettura.
La Germania e Berlino escono distrutte dalla guerra sia materialmente che idealmente, dunque il bisogno e la voglia di cambiare dovevano esserci.
Quandi probabilmente si, le innovazioni vanno lette come un tentativo di rivalsa e di presa distanza da un doloroso passato.
Nonostante questo le innovazioni saranno sicuramente viste anche come un modo di stare al passo con il passare dei tempi, nn rimanere indietro ma anzi cercare e trovare sempre nuove soluzioni in chiave architettonica e urbanistica , condizioni chiaramente importanti per una città grande ed importante come Berlino.
Io credo che le dure forme dittatoriali portate avanti da un'ideologia atta a definire la magnificenza e il potere totalitario del Fuhrer abbiano impresso nella realizzazione ti tali progetti un estremo cambiamento nella città di Berlino.
RispondiEliminaL'architettura era diventata funzionale univocamente per gli scopi di Hitler,questo è ancora oggi comprensibile osservando le costruzioni rigorose e imponenti.
Le architetture moderne con il loro discusso modo di esprimersi,nel tentativo di rivalsa e nel cercare di donare alla città un volto "nuovo", non riusciranno con facilità a cancellare i segni profondi del passato;anche io come Marina ho sentito molto di più la pesantezza della Berlino nazista che della nuova.
Ricorda Speer di Hitler: "la sua passione per gli edifici destinati all'eternità lo rendeva cieco alle soluzioni del problema del traffico, ai quartieri residenziali, alle zone verdi: la dimensione sociale non suscitava il suo interesse."
RispondiEliminaSicuramente nella Germania nazista degli anni trenta l'architettura diventò presto arte di regime: Hitler - lui stesso artista - chiuse il Bauhaus, la scuola di architettura razionalista, tacciò come degenerata tutta l'arte sperimentale e d'avanguardia, e iniziò il sodalizio con il ventinovenne architetto classicista Albert Speer, su cui poteva imporre la propria autorità. I progetti per la Grande Berlino, redatti fino a definire ogni più piccolo dettaglio architettonico e decorativo, hanno proporzioni faraoniche, pari solo alla megalomania di Hitler: l'arco di trionfo poteva contenere quarantanove volte quello di Parigi, l'auditorium per 180.000 persone era ispirato al Pantheon di Roma ma avrebbe potuto contenere diciassette volte l'intera chiesa di San Pietro. Tutti gli edifici sarebbero dovuti essere costruiti in pietre e marmi, gli unici materiali che avevano dimostrato di saper invecchiare "con dignità", senza ridursi in miseri scheletri come le opere in cemento armato.Anche in Italia è possibile notare ciò, anche se in modo più "leggero", in alcuni imponenti edifici di epoca fascista.
RispondiEliminaFEDERICO CARACCIOLO
RispondiEliminaSicuramente nella Germania nazista degli anni trenta l'architettura diventò presto arte di regime: Hitler - lui stesso artista - chiuse il Bauhaus, la scuola di architettura razionalista, tacciò come degenerata tutta l'arte sperimentale e d'avanguardia, e iniziò il sodalizio con il ventinovenne architetto classicista Albert Speer, su cui poteva imporre la propria autorità. I progetti per la Grande Berlino, redatti fino a definire ogni più piccolo dettaglio architettonico e decorativo, hanno proporzioni faraoniche, pari solo alla megalomania di Hitler: l'arco di trionfo poteva contenere quarantanove volte quello di Parigi, l'auditorium per 180.000 persone era ispirato al Pantheon di Roma ma avrebbe potuto contenere diciassette volte l'intera chiesa di San Pietro. Tutti gli edifici sarebbero dovuti essere costruiti in pietre e marmi, gli unici materiali che avevano dimostrato di saper invecchiare "con dignità", senza ridursi in miseri scheletri come le opere in cemento armato.Anche in Italia è possibile notare ciò, anche se in modo più "leggero", in alcuni imponenti edifici di epoca fascista.
Questo video fà vedere un documentario nazista del 1936,al seguito di far conoscere Berlino e la potenza raggiunta dal terzo Reich, dato che in quell'anno ospitava le olimpiadi.Osservando il filmato ho notato che quella Berlino non si discosta poi così tanto da quella attuale.Sì, è vero,non ci sono i grandi grattacieli e altri strani edifici,ma tutto è ben riconoscibile come lo è oggi.Gli edifici principali che caratterizzavano le varie aree della città anche oggi sono rimasti,eccetto quelli di carattere governativo dei nazionalsocialisti.L'unica differenza e che oggi a quegli edifici se ne sono aggiunti altri,che in parte ne hanno sostituito le funzioni.Quest'ultimo è però da considerarsi un processo quasi inevitabile,perchè le città non possono rimanere in una forma di stasi.Il cambiamento in una città è necessario ed il problema di come effettuarlo è successivo.Con questo voglio dire che secondo mè l'evoluzione di una città è imprevedibile,e non è quindi possibile pensarla prima progettandola per intero.Le varie dittature ci hanno provato a berlino ma si può dire che non ci siano riuscite,perchè oggi ne vediamo il risultato.Questo è il link del video---http://www.youtube.com/watch?v=romQeUpLjOc
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