Livorno nasce come piccolo villaggio di pescatori, posizionato sulla costa del Mar Tirreno, a pochi chilometri a sud dalla foce dell'Arno e da Pisa. Alla fine del 1700, il mercato delle case ha ormai assunto dimensioni tali da attirare vere e proprie operazioni di speculazione. Diverse le cause del fenomeno: Una sempre crescente domanda di alloggi, alimentata anche dall’arrivo di immigrati, attirati da attività commerciali. La presenza di un tenore di vita più elevato che ha contribuito a suscitare una richiesta di abitazioni più grandi e con maggiori comodità. La carenza di abitazioni, unita all’appetibilità delle aree urbane, spiega la decisione di utilizzare i terreni delle fortificazioni. Questo fenomeno rese possibile una crescita edilizia incontrollata, che determinò un’espansione non pianificata dei sobborghi esterni alle mura. Gli interventi più impegnativi sulla città in espansione si collocano tra il 1820-1830, e mantengono il carattere di operazioni settoriali; nel 1827 si prende la decisione di mettere in comunicazione il sobborgo con la città, aprendo una porta nel bastione del Casone; l’incarico del progetto è affidato a Luigi Digny. Il progetto è incentrato sul borgo in quanto punto di convergenza di un doppio sistema di assi, in base a questo si organizza la disposizione degli isolati. Inoltre anche l’area interna al bastione subisce una lottizzazione. La forma del bastione viene modificata con il taglio della punta e l’interramento dell’ansa del canale. Lo stile adottato è neoclassico che enfatizza la monumentalità e l’austerità della porta, conferendole una funzione di controllo e di amministrazione. Il nuovo quartiere assume ed estende le forme della struttura planimetrica delle antiche mura. Questo nodo di comunicazione diventa un punto strategico sia per le utilità pubbliche che per quelle private, in quanto la società appaltatrice otteneva lotti per aumentare il proprio patrimonio fondiario e di conseguenza il valore dell’area suburbana, favorendo le attività commerciali.
L’incarico di delineare il tracciato delle nuove mura venne affidato ad Alessandro Manetti il quale si occupò anche della nuova zona del porto franco che venne delimitata mediante un fosso navigabile, e include un’area a semicerchio attorno alla città. Nel 1834 l’area del porto venne ampliata e furono inclusi i sobborghi, circondati da una nuova cinta murata. Il porto prima dell’ ‘800 fungeva soltanto da deposito, quindi per rilanciare l’attività si promosse un allargamento delle franchigie doganali. L’area doganale viene ridotta e si realizza una recinzione con un semplice muro senza sottrarre all’uso agricolo una grossa porzione di terreno. La nuova cinta seguiva un andamento circolare che escludeva il settore nord dall’espansione residenziale e rendeva l’area disponibile per l’insediamento industriale. Nel posizionamento delle porte risultano determinanti le antiche direttrici di uscita dalla città verso il territorio circostante. Per i traffici terrestri si riconosce l’importanza di due direzioni, una verso Pisa – Firenze e l’entroterra toscano, l’altra a sud lungo il litorale. All’esterno di Porta San Marco, nel 1844, con la realizzazione della strada ferrata Firenze-Pisa-Livorno, viene edificata la prima stazione. La realizzazione del Viale degli Acquedotti, (oggi chiamato Viale Giosuè Carducci) consentì un rapido e comodo accesso alla città; in tal modo la stazione veniva collegata direttamente al centro della città, col conseguente sviluppo degli insediamenti residenziali lungo il viale.
Nel 1838 con il piano Bettarini si decide l’abbattimento dei bastioni che dividevano la città dalle nuove espansioni, in quanto si pensava costituissero una dannosa separazione tra i diversi quartieri. Con questo progetto si riorganizzò la parte più esterna della città antica, con l’utilizzazione economica del fosso circondario. L’opera di demolizione riguardava l’intera linea della fortificazione, escludendo il lato a nord dove era posizionata la Fortezza nuova; cadevano così anche le due antiche porte. Come limite tra le due parti di città, rimase il fosso Reale, munito di scali per una maggiore rapidità di scarico delle merci. Il progetto prevedeva la copertura di un ampio tratto del fosso, che offriva una soluzione al problema di connessione tra la viabilità antica e le nuove arterie. L’architetto L. Bettarini suddivise la fascia delle fortificazioni in grandi lotti fabbricabili, in seguito fu modificata la zona est per l’inserimento del Mercato; tali lotti vennero organizzati con regolarità rispettando l’allineamento del percorso del fosso. In sostituzione delle mura si costruisce una fascia edilizia civile, che chiude la struttura storica della città. I tempi di attuazione del piano risultano lenti e si prolungano per oltre un ventennio.
Per le nuove aree inglobate nella cinta daziaria, viene approvato nel 1846 un piano generale di viabilità seguito da Mario Chietti, il quale si limita a proporre una rete più razionale di collegamenti tra le varie parti della città; le direttive del piano Chietti furono di difficile attuazione.
Nel 1851 viene chiamato a Livorno l’ingegnere francese Poirel, a cui è affidato il compito di studiare l’ampliamento del porto. Negli anni successivi vengono costruite due dighe in difesa del porto mediceo a nord. Si costruisce inoltre tra il 1856 e il 1858, all’esterno della cinta daziaria, la stazione ferroviaria marittima. Solo all’inizio del ‘900, con la costruzione della linea ferroviaria costiera Cecina-Livorno, si consolidarono le reti commerciali con il mercato nazionale.
Nel 1869 si avanzò la proposta di un ampliamento della cinta doganale, per procurare un aumento delle entrate finanziarie, che sarebbero state utilizzate per la costruzione di opere pubbliche. Lo studio della nuova cinta portò alla pianificazione di direttrici urbane che prolungavano la città in direzione nord-sud.
Può la speculazione edilizia degli inizi dell'800, con la conseguente costruzione abusiva nei sobborghi, rappresentare un atto deterritorializzante?
Inoltre la distruzione dei bastioni con l'attuazione del piano dell'architeto Bettarini (1838) e la ricostruzione edilizia che si rifaceva alla forma delle antiche mura, potrebbe essere vista come un atto di deterritorializzazione con una riterritorializzazione?
In che modo avrebbe influito la costruzione della stazione vicino al centro storico e quindi l'assenza del viale degli Acquedotti, sulla evoluzione della città?
In che modo si sarebbe evoluta la città senza gli interventi dell'800?
Alessia ha detto... i bastioni e altre opere di fortificazione sulla Darsena, secondo Bettarini, potevano costituire una separazione forte tra i quartieri della città, ma è effettivamente vero o potevano essere avanzate soluzioni che conservassero e riutilizzassero gli spazi già esistenzi?
Perché le direttive del piano Chietti furono di difficile attuazione?
Teresa ha detto... Nel 1827 è stato fatto uno degli interventi più impegnativi sulla città in espansione,ovvero,mettere in comunicazione il sobborgo con la città, aprendo una porta nel bastione del Casone. Se tutto ciò non fosse stato fatto come si sarebbe sviluppata la comunicazione tra i due?
Perchè i tempi di attuazione del piano dell' architetto Bettarini si prolungarono per oltre un ventennio?
Devo dire che è facile conoscere la storia di una città, di un centenario di essa, eppure tutte le sue sfaccettature si cominciano a conoscere solo se vediamo quello che è accaduto prima, come nasce.. Ed è molto difficile, io ci provo! Innanzitutto le mura fortificate che vengono abbattute da Bettarini nel 1838 risalgono al 1392,che in seguito, nel XVI secolo, sotto la supervisione dei Medici verranno dotate di fossi e bastioni; più precisamente tre baluardi che conferivano alla città una forma pentagonale. Questo assetto mi fa pensare alle città ideali del Rinascimento, Sforzinda di Filarete, Palmanova, Pienza.. Quindi si ritrova un gusto per l'antichità classica anche nella città di Livorno grazie al Buontalenti. Nel 1800, prima Digny, con il 'taglio' di una punta del bastione, successivamente Bettarini con l'abbattimento della cinta muraria,nascondono un periodo storico. Hanno voluto dare un taglio netto al periodo medievale e signorile? In questo modo si vollero unire i due quartieri vecchio e nuovo, però sulle fortificazioni si realizzano grandi lotti fabbricabili, era indispensabile?
Le origini di Livorno non sono chiare,di ciò sappiamo molto poco; come si vede dalle carte dell' 800, entro la cinta muraria i lotti sono ampi e regolari, mi ricordano la centuriazione romana. é possibile?
A mio parere Livorno è molto bella, e il 5e5 molto buono!! Guerriero Patricia
Quali sono stati i motivi principali che hanno fatto preferire lo sviluppo e l’uso dei terreni delle fortificazioni, per costruire nuove zone residenziali per primi e prendendo in considerazione lo sviluppo della zona portuale, sicuramente più produttiva e con maggiori possibilità di sviluppo solo in seguito? In che modo le mura, abbattute durante l’intervento del 1838 voluto da Bettarini, potevano costituire una così “dannosa separazione” tra la vecchia a la nuova zona di espansione? Non sarebbe bastato limitarsi al riutilizzo o almeno ad un intervento più modesto degli elementi come i bastioni, le porte e la cinta muraria?
La speculazione edilizia incontrollata di Livorno agli inizi dell’800 secondo me rappresenta proprio un atto de-territorializzante perché, secondo Magnaghi, la de-territorializzazione consiste proprio nella destrutturazione degli elementi del ciclo precedente. E, infatti, è proprio quello che succede a Livorno dove vengono lottizzate le aree interne al bastione e distrutte molte fortificazioni (destrutturazione territoriale del ciclo di civilizzazione precedente).
Sono daccordo, ma nel testo è anche detto che per esempio la cerchia muraria distrutta era stata sostituita da una cerchia di edifici che ne riprendeva la forma, quindi potrebbe essere una riterritorializzazione oppure anche i materiali usati e lo stile usato per la ricostruzione dovrebbero essere gli stessi?
Trovo molto interessante la struttura viaria che si è formata nella metà dell'800 tennendo conto delle molteplici esigenze ,che si erano venute a creare a quell'epoca , che non vengono solo riferite a un ambito stradale ma anche a una strutturalizzazione di tipo ferroviario.
Secondo me è interessante come nel 800, questo piano è riuscito a risolvere i problemi di sovraffollamento della popolazione dovuto alla rivoluzione industriale,ma credo che ancor più originale e interessante sia la riorganizzazione attuata da Aldo Rossi,che grazie all'utilizzo di nuovi materiali è riuscito a dare a questi "casermoni" una reintepretazione in chiave moderna.
si infatti, perchè dannosa separazione? (riferito al commento di ste-toby, ma chi sei??), comunque, secondo me il danno è stato fatto abbattendo le mura, avranno si ricostruito edifici con gli stessi stili, ma così si è dato un taglio netto alle mura che risalivano al rinascimento!!!
LIVORNO OTTOCENTESCA
RispondiEliminaLivorno nasce come piccolo villaggio di pescatori, posizionato sulla costa del Mar Tirreno, a pochi chilometri a sud dalla foce dell'Arno e da Pisa.
Alla fine del 1700, il mercato delle case ha ormai assunto dimensioni tali da attirare vere e proprie operazioni di speculazione.
Diverse le cause del fenomeno:
Una sempre crescente domanda di alloggi, alimentata anche dall’arrivo di immigrati, attirati da attività commerciali.
La presenza di un tenore di vita più elevato che ha contribuito a suscitare una richiesta di abitazioni più grandi e con maggiori comodità.
La carenza di abitazioni, unita all’appetibilità delle aree urbane, spiega la decisione di utilizzare i terreni delle fortificazioni. Questo fenomeno rese possibile una crescita edilizia incontrollata, che determinò un’espansione non pianificata dei sobborghi esterni alle mura.
Gli interventi più impegnativi sulla città in espansione si collocano tra il 1820-1830, e mantengono il carattere di operazioni settoriali; nel 1827 si prende la decisione di mettere in comunicazione il sobborgo con la città, aprendo una porta nel bastione del Casone; l’incarico del progetto è affidato a Luigi Digny.
Il progetto è incentrato sul borgo in quanto punto di convergenza di un doppio sistema di assi, in base a questo si organizza la disposizione degli isolati. Inoltre anche l’area interna al bastione subisce una lottizzazione. La forma del bastione viene modificata con il taglio della punta e l’interramento dell’ansa del canale.
Lo stile adottato è neoclassico che enfatizza la monumentalità e l’austerità della porta, conferendole una funzione di controllo e di amministrazione. Il nuovo quartiere assume ed estende le forme della struttura planimetrica delle antiche mura.
Questo nodo di comunicazione diventa un punto strategico sia per le utilità pubbliche che per quelle private, in quanto la società appaltatrice otteneva lotti per aumentare il proprio patrimonio fondiario e di conseguenza il valore dell’area suburbana, favorendo le attività commerciali.
L’incarico di delineare il tracciato delle nuove mura venne affidato ad Alessandro Manetti il quale si occupò anche della nuova zona del porto franco che venne delimitata mediante un fosso navigabile, e include un’area a semicerchio attorno alla città. Nel 1834 l’area del porto venne ampliata e furono inclusi i sobborghi, circondati da una nuova cinta murata. Il porto prima dell’ ‘800 fungeva soltanto da deposito, quindi per rilanciare l’attività si promosse un allargamento delle franchigie doganali. L’area doganale viene ridotta e si realizza una recinzione con un semplice muro senza sottrarre all’uso agricolo una grossa porzione di terreno. La nuova cinta seguiva un andamento circolare che escludeva il settore nord dall’espansione residenziale e rendeva l’area disponibile per l’insediamento industriale.
RispondiEliminaNel posizionamento delle porte risultano determinanti le antiche direttrici di uscita dalla città verso il territorio circostante.
Per i traffici terrestri si riconosce l’importanza di due direzioni, una verso Pisa – Firenze e l’entroterra toscano, l’altra a sud lungo il litorale. All’esterno di Porta San Marco, nel 1844, con la realizzazione della strada ferrata Firenze-Pisa-Livorno, viene edificata la prima stazione.
La realizzazione del Viale degli Acquedotti, (oggi chiamato Viale Giosuè Carducci) consentì un rapido e comodo accesso alla città; in tal modo la stazione veniva collegata direttamente al centro della città, col conseguente sviluppo degli insediamenti residenziali lungo il viale.
Nel 1838 con il piano Bettarini si decide l’abbattimento dei bastioni che dividevano la città dalle nuove espansioni, in quanto si pensava costituissero una dannosa separazione tra i diversi quartieri.
Con questo progetto si riorganizzò la parte più esterna della città antica, con l’utilizzazione economica del fosso circondario. L’opera di demolizione riguardava l’intera linea della fortificazione, escludendo il lato a nord dove era posizionata la Fortezza nuova; cadevano così anche le due antiche porte. Come limite tra le due parti di città, rimase il fosso Reale, munito di scali per una maggiore rapidità di scarico delle merci. Il progetto prevedeva la copertura di un ampio tratto del fosso, che offriva una soluzione al problema di connessione tra la viabilità antica e le nuove arterie.
L’architetto L. Bettarini suddivise la fascia delle fortificazioni in grandi lotti fabbricabili, in seguito fu modificata la zona est per l’inserimento del Mercato; tali lotti vennero organizzati con regolarità rispettando l’allineamento del percorso del fosso.
In sostituzione delle mura si costruisce una fascia edilizia civile, che chiude la struttura storica della città. I tempi di attuazione del piano risultano lenti e si prolungano per oltre un ventennio.
Per le nuove aree inglobate nella cinta daziaria, viene approvato nel 1846 un piano generale di viabilità seguito da Mario Chietti, il quale si limita a proporre una rete più razionale di collegamenti tra le varie parti della città; le direttive del piano Chietti furono di difficile attuazione.
Nel 1851 viene chiamato a Livorno l’ingegnere francese Poirel, a cui è affidato il compito di studiare l’ampliamento del porto. Negli anni successivi vengono costruite due dighe in difesa del porto mediceo a nord. Si costruisce inoltre tra il 1856 e il 1858, all’esterno della cinta daziaria, la stazione ferroviaria marittima. Solo all’inizio del ‘900, con la costruzione della linea ferroviaria costiera Cecina-Livorno, si consolidarono le reti commerciali con il mercato nazionale.
Nel 1869 si avanzò la proposta di un ampliamento della cinta doganale, per procurare un aumento delle entrate finanziarie, che sarebbero state utilizzate per la costruzione di opere pubbliche. Lo studio della nuova cinta portò alla pianificazione di direttrici urbane che prolungavano la città in direzione nord-sud.
Può la speculazione edilizia degli inizi dell'800, con la conseguente costruzione abusiva nei sobborghi, rappresentare un atto deterritorializzante?
RispondiEliminaInoltre la distruzione dei bastioni con l'attuazione del piano dell'architeto Bettarini (1838) e la ricostruzione edilizia che si rifaceva alla forma delle antiche mura, potrebbe essere vista come un atto di deterritorializzazione con una riterritorializzazione?
In che modo avrebbe influito la costruzione della stazione vicino al centro storico e quindi l'assenza del viale degli Acquedotti, sulla evoluzione della città?
In che modo si sarebbe evoluta la città senza gli interventi dell'800?
Alessia ha detto...
RispondiEliminai bastioni e altre opere di fortificazione sulla Darsena, secondo Bettarini, potevano costituire una separazione forte tra i quartieri della città, ma è effettivamente vero o potevano essere avanzate soluzioni che conservassero e riutilizzassero gli spazi già esistenzi?
Perché le direttive del piano Chietti furono di difficile attuazione?
Teresa ha detto...
RispondiEliminaNel 1827 è stato fatto uno degli interventi più impegnativi sulla città in espansione,ovvero,mettere in comunicazione il sobborgo con la città, aprendo una porta nel bastione del Casone. Se tutto ciò non fosse stato fatto come si sarebbe sviluppata la comunicazione tra i due?
Perchè i tempi di attuazione del piano dell' architetto Bettarini si prolungarono per oltre un ventennio?
Devo dire che è facile conoscere la storia di una città, di un centenario di essa, eppure tutte le sue sfaccettature si cominciano a conoscere solo se vediamo quello che è accaduto prima, come nasce.. Ed è molto difficile, io ci provo!
RispondiEliminaInnanzitutto le mura fortificate che vengono abbattute da Bettarini nel 1838 risalgono al 1392,che in seguito, nel XVI secolo, sotto la supervisione dei Medici verranno dotate di fossi e bastioni; più precisamente tre baluardi che conferivano alla città una forma pentagonale. Questo assetto mi fa pensare alle città ideali del Rinascimento, Sforzinda di Filarete, Palmanova, Pienza.. Quindi si ritrova un gusto per l'antichità classica anche nella città di Livorno grazie al Buontalenti.
Nel 1800, prima Digny, con il 'taglio' di una punta del bastione, successivamente Bettarini con l'abbattimento della cinta muraria,nascondono un periodo storico. Hanno voluto dare un taglio netto al periodo medievale e signorile?
In questo modo si vollero unire i due quartieri vecchio e nuovo, però sulle fortificazioni si realizzano grandi lotti fabbricabili, era indispensabile?
Le origini di Livorno non sono chiare,di ciò sappiamo molto poco; come si vede dalle carte dell' 800, entro la cinta muraria i lotti sono ampi e regolari, mi ricordano la centuriazione romana. é possibile?
A mio parere Livorno è molto bella, e il 5e5 molto buono!!
Guerriero Patricia
Quali sono stati i motivi principali che hanno fatto preferire lo sviluppo e l’uso dei terreni delle fortificazioni, per costruire nuove zone residenziali per primi e prendendo in considerazione lo sviluppo della zona portuale, sicuramente più produttiva e con maggiori possibilità di sviluppo solo in seguito?
RispondiEliminaIn che modo le mura, abbattute durante l’intervento del 1838 voluto da Bettarini, potevano costituire una così “dannosa separazione” tra la vecchia a la nuova zona di espansione? Non sarebbe bastato limitarsi al riutilizzo o almeno ad un intervento più modesto degli elementi come i bastioni, le porte e la cinta muraria?
La speculazione edilizia incontrollata di Livorno agli inizi dell’800 secondo me rappresenta proprio un atto de-territorializzante perché, secondo Magnaghi, la de-territorializzazione consiste proprio nella destrutturazione degli elementi del ciclo precedente. E, infatti, è proprio quello che succede a Livorno dove vengono lottizzate le aree interne al bastione e distrutte molte fortificazioni (destrutturazione territoriale del ciclo di civilizzazione precedente).
RispondiEliminaSono daccordo, ma nel testo è anche detto che per esempio la cerchia muraria distrutta era stata sostituita da una cerchia di edifici che ne riprendeva la forma, quindi potrebbe essere una riterritorializzazione oppure anche i materiali usati e lo stile usato per la ricostruzione dovrebbero essere gli stessi?
RispondiEliminaTrovo molto interessante la struttura viaria che si è formata nella metà dell'800
RispondiEliminatennendo conto delle molteplici esigenze ,che si erano venute a creare a quell'epoca ,
che non vengono solo riferite a un ambito stradale ma anche a una strutturalizzazione di tipo ferroviario.
Secondo me è interessante come nel 800, questo piano è riuscito a risolvere i problemi di sovraffollamento della popolazione dovuto alla rivoluzione industriale,ma credo che ancor più originale e interessante sia la riorganizzazione attuata da Aldo Rossi,che grazie all'utilizzo di nuovi materiali è riuscito a dare a questi "casermoni" una reintepretazione in chiave moderna.
RispondiEliminail mio post si riferiva alla berlino ottocentesca. scusate.
RispondiEliminasi infatti, perchè dannosa separazione? (riferito al commento di ste-toby, ma chi sei??), comunque, secondo me il danno è stato fatto abbattendo le mura, avranno si ricostruito edifici con gli stessi stili, ma così si è dato un taglio netto alle mura che risalivano al rinascimento!!!
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