Osservando ai tempi odierni Livorno, non possiamo non tener conto del suo passato, infatti questa città durante la Seconda Guerra Mondiale ha assunto un’importanza strategica nel contesto bellico, date le sue infrastrutture portuali, la sua posizione geograficamente centrale nel bacino del mediterraneo e le aree industriali. Per tali ragioni diverrà ben presto obiettivo di pesanti incursioni aeree da parte delle forze alleate, che si traducono in una vera e propria “tabula rasa” delle infrastrutture strategiche e dello stesso centro storico, dal maggio 1943 fino alla liberazione ad opera delle truppe americane nel Luglio del 1944. La ricostruzione dopo questi eventi bellici sarà lenta e complessa, con varie fasi alternate, e sebbene si doveva cercare di salvaguardare il limitato patrimonio storico rimanente, non si riuscì a evitare l’utilizzo di tecniche di sventramento di ampie parti del centro storico in quei quartieri pesantemente bombardati. Le radici storiche dell’impianto urbanistico e dell’identità multiculturalista del porto di Livorno furono sacrificate in nome della ricostruzione, e del desiderio e necessità di dare rapidamente un futuro visibile alla popolazione. A questo proposito, cinquant’anni dopo, M. Landini in un suo articolo scriverà addirittura che “Sarebbe inesatto definire semplicemente ricostruzione l’intenso svilupparsi delle opere nel nostro centro cittadino […] Più opportuno sarebbe parlare di rinascita, perché è veramente una nuova vita quella che anima il centro nuovo, uscente dalle rovine putrefatte della città”. Innanzitutto fu pianificato il recupero, mantenendone le dimensioni storiche, del tracciato viario voluto nel XVI secolo dai Medici ad opera di Bernardo Buontalenti che si sviluppava su una trama regolare di strade tendenti al mare. Tra di esse, la Via Grande, uno dei punti di maggiore interesse della nostra passeggiata urbanistica a Livorno, ne rappresenta l’asse marino, dal quale è leggibile l’identità stessa della città: un porto mediterraneo. Per ricostruire questa strada vennero però demolite la grande maggioranza delle emergenze storiche che le afferivano, quale la pieve di Santa Barbara, e il palazzo Balbiani. Furono salvate alcune infrastrutture storiche solo nell’area della piazza Guerrazzi, nella parte continentale della Via Grande, quali l’Ottocentesco Cisternino e il Palazzo Picchetti. Lungo questa strada si apre la Piazza Grande, pianificata di fronte al Duomo dal Buontalenti, che nella ricostruzione post-bellica mantenne il posizionamento originario, ma non il dimensionamento.
Secondo il progetto denominato “Nobile Interrompimento”, poi, furono demoliti gli storici porticati seicenteschi, voluti dai Medici nel loro progetto di città ideale su impianto pentagonale, fu quindi costruito un nuovo edificio, il Palazzo Grande, che aveva la funzione di concludere e dividere gli spazi urbani del Duomo e del Palazzo Comunale, le cui aree erano in precedenza state ideate afferenti alla Via Grande lungo uno stesso asse perpendicolare. In questo modo, il grande spazio unico che tagliava l’asse marino di Livorno era ora stato diviso in due spazi a sé stanti, tagliando di fatto il dialogo di quest’apertura all’interno della fitta trama infrastrutturale della città. Altro punto nodale della ricostruzione cittadina è il Palazzo del Governo, situato presso la Darsena Vecchia. Questo edificio, costruito secondo le proposte d’impianto razionalista degli architetti Alberto Legnani e Armando Sabatini, s’inseriva in un più ampio progetto d’intervento urbano tra gli anni 1930 e 1940, volto ad ammodernare la città di Livorno, ridisegnando lo schema urbanistico afferente alla Fortezza Vecchia. I progettisti vollero che l’emergente Palazzo di Governo, situato all'interno del centro storico in posizione baricentrica tra la Piazza Grande, dominata dal Duomo, e la Darsena, comunicasse con la trama urbana circostante, richiamata dalla facciata che volge direttamente alla piazza antistante, vasta apertura verso il mare. Le incursioni aeree sull’area della Darsena non risparmiarono neanche questo edificio: oltre agli ingenti danni strutturali, furono persi i materiali originali che storicamente impreziosivano l’esterno della struttura e i suoi interni. Simbolo identificativo della città di Livorno, in realtà la Piazza antistante al Palazzo, dominata dall’imponente statua equestre di Vittorio Emanuele II, poteva diventare un importante luogo di ritrovo e di svago per la popolazione di Livorno, se solo si fosse provveduto a renderla pedonale e a metterla in comunicazione con il resto delle importanti aree pedonali Livornesi. Il nostro spunto di riflessione nasce proprio da quest’ultimo punto, dalla ricerca del motivo per il quale la piazza che dal Palazzo del Governo dà verso il mare non ha avuto la fortuna sperata. Come mai non è diventata una delle piazze nevralgiche per i ritrovi dei Livornesi, come si sarebbero aspettati gli architetti che l’hanno ideata, invece di un parcheggio?
Mi associo a questa riflessione. Purtroppo non essendoci stato e non abitando nella zona, non saprei dare una risposta, ma ammetto comunque che sia un tema importante non riguardante solo Livorno, ma altre città e paesi. La piazza deve avere la funzione di richiamo e di ritrovo, senza esse non credo sia più lecito chiamarla piazza. Molto importante è anche il fatto che deve essere collegata alla viabilità principale in modo da potervi arrivare senza grosse difficoltà. Non ho capito in che modo sono state sacrificate "Le radici storiche dell’impianto urbanistico e dell’identità multiculturalista del porto di Livorno"?
Mi associo alla riflessione perchè oltre che ad essere un tema estremamente interessante spesso è anche triste: dimostra che la gente non ha più voglia di stare insieme in un luogo così piacevole come le piazze, e credo che ci sia più interesse per il guadagno (non a caso un parcheggio) piuttosto che il piacere delle piccole cose quali lo stare insieme... Inoltre aggiungo: tutti questi cambiamenti nella città, hanno fatto davvero sì che, come detto da M.Landini, si avesse una "rinascita" di Livorno?
La piazza, un tempo il luogo principale di una città, il luogo dove si svolgevano mercati e dove i cittadini si riunivano; oggi è semplicemente visto come un grande spazio aperto dove, il più delle volte le persone passano senza neanche accorgersene e che se può essere sfruttato per fornire del guadagno economico, ad esempio essere trasformata in un parcheggio, tanto meglio...ma è davvero giusto? Personalmente preferirei che le piazze fossero viste e "vissute" nuovamnte con lo scopo per cui sono state create e quindi come luoghi di incontro ma la maggioranza delle persone non si pone il problema e quindi questi beni comuni vengono trasformati senza che nessuno si opponga e, credo sia per qusto che la piazza livornese non è una "delle piazze nevralgiche per i ritrovi dei Livornesi come si sarebbero aspettati gli architetti che l’hanno ideata".
Rispondo a Emanuele… Una città come Livorno ha nelle sue radici, come tutte le città portuali, degli elementi acquisiti dagli scambi con il mare attraverso il porto. Quando si parla di “multiculturalità” si parla proprio di questo, una zona della città che è soggetta a contatti con altre popolazioni e che con queste spesso si viene a mischiare. Riprendo quello che ha scritto Marina in un commento al post su “Berlino la città socialista” dove ha scritto che Livorno è “così bella perché è così variegata”, niente di più vero, affermato da chi vive questa città tutti i giorni. Il quartiere di cui parliamo, quello tagliato da Via Grande, è il più vicino al porto e alla fortezza vecchia, quindi il più carico di storia e di identità diverse che vengono a intrecciarsi. Secondo me radere al suolo e ricostruire un quartiere del genere significa perdere tutte quelle radici storiche e identità che si sono venute a creare durante i secoli prima della Seconda Guerra Mondiale.
per gianna: "la gente non ha più voglia di stare insieme in un luogo così piacevole come le piazze, e credo che ci sia più interesse per il guadagno (non a caso un parcheggio) piuttosto che il piacere delle piccole cose quali lo stare insieme..." su questo pezzo onestamente non sono d'accordo. innanzitutto xke credo che il parcheggio sia stata più una esigenza..e poi il fatto che le persone non si trovino nelle piazze a chiacchierare...beh, non è proprio così...piazza attias, piazza cavour, terrazza mascagni...tutti posti in cui le persone si trovano per parlare...per fortuna per quanti difetti abbia la popolazione di Livorno, non ha quella di essere stata mangiata dai computer...tutti qui preferiscono uscire a fare due chiacchiere piuttosto che stare tutta la giornata in casa!
Dopo aver appreso alcune informazioni che riguardano il dopo guerra e la ricostruzione della città di Livorno, sorge spontaneo un quesito. La ricostruzione con i vari cambiamenti, subiti, dopo la Grande Guerra, mi è parso di capire che non hanno mantenuto la trama della città storica, a questo punto mi chiedo se questa forma di ricostruzione non rischi di cancellare la storia e il motivo della nascita di questo insediamento? Visto che si è parlato di speculazione e di mercato è corretto basare la ricostruzione di una città devastata dalla guerra come Livorno su queste due basi?
La ricostruzione della città nel dopoguerra non ha riportato alla città originaria,quella pianificata dal Buontalenti nel periodo dei Medici. Tutto ciò è stato fatto piuttosto velocemente per le esigenze dei cittadini che dopo i bombordamenti si sono ritrovati senza casa. Questo purtroppo è triste perchè l'architettura è stata modificata quindi piazze,strade e edifici non sono più quelli che c'erano un tempo e noi abbiamo soltanto la possibilità di vedere tutte costruzioni abbastanza recenti.
Osservando ai tempi odierni Livorno, non possiamo non tener conto del suo passato, infatti questa città durante la Seconda Guerra Mondiale ha assunto un’importanza strategica nel contesto bellico, date le sue infrastrutture portuali, la sua posizione geograficamente centrale nel bacino del mediterraneo e le aree industriali. Per tali ragioni diverrà ben presto obiettivo di pesanti incursioni aeree da parte delle forze alleate, che si traducono in una vera e propria “tabula rasa” delle infrastrutture strategiche e dello stesso centro storico, dal maggio 1943 fino alla liberazione ad opera delle truppe americane nel Luglio del 1944.
RispondiEliminaLa ricostruzione dopo questi eventi bellici sarà lenta e complessa, con varie fasi alternate, e sebbene si doveva cercare di salvaguardare il limitato patrimonio storico rimanente, non si riuscì a evitare l’utilizzo di tecniche di sventramento di ampie parti del centro storico in quei quartieri pesantemente bombardati. Le radici storiche dell’impianto urbanistico e dell’identità multiculturalista del porto di Livorno furono sacrificate in nome della ricostruzione, e del desiderio e necessità di dare rapidamente un futuro visibile alla popolazione. A questo proposito, cinquant’anni dopo, M. Landini in un suo articolo scriverà addirittura che “Sarebbe inesatto definire semplicemente ricostruzione l’intenso svilupparsi delle opere nel nostro centro cittadino […] Più opportuno sarebbe parlare di rinascita, perché è veramente una nuova vita quella che anima il centro nuovo, uscente dalle rovine putrefatte della città”.
Innanzitutto fu pianificato il recupero, mantenendone le dimensioni storiche, del tracciato viario voluto nel XVI secolo dai Medici ad opera di Bernardo Buontalenti che si sviluppava su una trama regolare di strade tendenti al mare. Tra di esse, la Via Grande, uno dei punti di maggiore interesse della nostra passeggiata urbanistica a Livorno, ne rappresenta l’asse marino, dal quale è leggibile l’identità stessa della città: un porto mediterraneo. Per ricostruire questa strada vennero però demolite la grande maggioranza delle emergenze storiche che le afferivano, quale la pieve di Santa Barbara, e il palazzo Balbiani. Furono salvate alcune infrastrutture storiche solo nell’area della piazza Guerrazzi, nella parte continentale della Via Grande, quali l’Ottocentesco Cisternino e il Palazzo Picchetti. Lungo questa strada si apre la Piazza Grande, pianificata di fronte al Duomo dal Buontalenti, che nella ricostruzione post-bellica mantenne il posizionamento originario, ma non il dimensionamento.
Secondo il progetto denominato “Nobile Interrompimento”, poi, furono demoliti gli storici porticati seicenteschi, voluti dai Medici nel loro progetto di città ideale su impianto pentagonale, fu quindi costruito un nuovo edificio, il Palazzo Grande, che aveva la funzione di concludere e dividere gli spazi urbani del Duomo e del Palazzo Comunale, le cui aree erano in precedenza state ideate afferenti alla Via Grande lungo uno stesso asse perpendicolare. In questo modo, il grande spazio unico che tagliava l’asse marino di Livorno era ora stato diviso in due spazi a sé stanti, tagliando di fatto il dialogo di quest’apertura all’interno della fitta trama infrastrutturale della città. Altro punto nodale della ricostruzione cittadina è il Palazzo del Governo, situato presso la Darsena Vecchia. Questo edificio, costruito secondo le proposte d’impianto razionalista degli architetti Alberto Legnani e Armando Sabatini, s’inseriva in un più ampio progetto d’intervento urbano tra gli anni 1930 e 1940, volto ad ammodernare la città di Livorno, ridisegnando lo schema urbanistico afferente alla Fortezza Vecchia. I progettisti vollero che l’emergente Palazzo di Governo, situato all'interno del centro storico in posizione baricentrica tra la Piazza Grande, dominata dal Duomo, e la Darsena, comunicasse con la trama urbana circostante, richiamata dalla facciata che volge direttamente alla piazza antistante, vasta apertura verso il mare. Le incursioni aeree sull’area della Darsena non risparmiarono neanche questo edificio: oltre agli ingenti danni strutturali, furono persi i materiali originali che storicamente impreziosivano l’esterno della struttura e i suoi interni. Simbolo identificativo della città di Livorno, in realtà la Piazza antistante al Palazzo, dominata dall’imponente statua equestre di Vittorio Emanuele II, poteva diventare un importante luogo di ritrovo e di svago per la popolazione di Livorno, se solo si fosse provveduto a renderla pedonale e a metterla in comunicazione con il resto delle importanti aree pedonali Livornesi. Il nostro spunto di riflessione nasce proprio da quest’ultimo punto, dalla ricerca del motivo per il quale la piazza che dal Palazzo del Governo dà verso il mare non ha avuto la fortuna sperata. Come mai non è diventata una delle piazze nevralgiche per i ritrovi dei Livornesi, come si sarebbero aspettati gli architetti che l’hanno ideata, invece di un parcheggio?
RispondiEliminaMi associo a questa riflessione. Purtroppo non essendoci stato e non abitando nella zona, non saprei dare una risposta, ma ammetto comunque che sia un tema importante non riguardante solo Livorno, ma altre città e paesi. La piazza deve avere la funzione di richiamo e di ritrovo, senza esse non credo sia più lecito chiamarla piazza. Molto importante è anche il fatto che deve essere collegata alla viabilità principale in modo da potervi arrivare senza grosse difficoltà.
RispondiEliminaNon ho capito in che modo sono state sacrificate "Le radici storiche dell’impianto urbanistico e dell’identità multiculturalista del porto di Livorno"?
Mi associo alla riflessione perchè oltre che ad essere un tema estremamente interessante spesso è anche triste: dimostra che la gente non ha più voglia di stare insieme in un luogo così piacevole come le piazze, e credo che ci sia più interesse per il guadagno (non a caso un parcheggio) piuttosto che il piacere delle piccole cose quali lo stare insieme...
RispondiEliminaInoltre aggiungo: tutti questi cambiamenti nella città, hanno fatto davvero sì che, come detto da M.Landini, si avesse una "rinascita" di Livorno?
La piazza, un tempo il luogo principale di una città, il luogo dove si svolgevano mercati e dove i cittadini si riunivano; oggi è semplicemente visto come un grande spazio aperto dove, il più delle volte le persone passano senza neanche accorgersene e che se può essere sfruttato per fornire del guadagno economico, ad esempio essere trasformata in un parcheggio, tanto meglio...ma è davvero giusto? Personalmente preferirei che le piazze fossero viste e "vissute" nuovamnte con lo scopo per cui sono state create e quindi come luoghi di incontro ma la maggioranza delle persone non si pone il problema e quindi questi beni comuni vengono trasformati senza che nessuno si opponga e, credo sia per qusto che la piazza livornese non è una "delle piazze nevralgiche per i ritrovi dei Livornesi come si sarebbero aspettati gli architetti che l’hanno ideata".
RispondiEliminaRispondo a Emanuele… Una città come Livorno ha nelle sue radici, come tutte le città portuali, degli elementi acquisiti dagli scambi con il mare attraverso il porto. Quando si parla di “multiculturalità” si parla proprio di questo, una zona della città che è soggetta a contatti con altre popolazioni e che con queste spesso si viene a mischiare. Riprendo quello che ha scritto Marina in un commento al post su “Berlino la città socialista” dove ha scritto che Livorno è “così bella perché è così variegata”, niente di più vero, affermato da chi vive questa città tutti i giorni. Il quartiere di cui parliamo, quello tagliato da Via Grande, è il più vicino al porto e alla fortezza vecchia, quindi il più carico di storia e di identità diverse che vengono a intrecciarsi. Secondo me radere al suolo e ricostruire un quartiere del genere significa perdere tutte quelle radici storiche e identità che si sono venute a creare durante i secoli prima della Seconda Guerra Mondiale.
RispondiEliminaper gianna: "la gente non ha più voglia di stare insieme in un luogo così piacevole come le piazze, e credo che ci sia più interesse per il guadagno (non a caso un parcheggio) piuttosto che il piacere delle piccole cose quali lo stare insieme..."
RispondiEliminasu questo pezzo onestamente non sono d'accordo. innanzitutto xke credo che il parcheggio sia stata più una esigenza..e poi il fatto che le persone non si trovino nelle piazze a chiacchierare...beh, non è proprio così...piazza attias, piazza cavour, terrazza mascagni...tutti posti in cui le persone si trovano per parlare...per fortuna per quanti difetti abbia la popolazione di Livorno, non ha quella di essere stata mangiata dai computer...tutti qui preferiscono uscire a fare due chiacchiere piuttosto che stare tutta la giornata in casa!
Dopo aver appreso alcune informazioni che riguardano il dopo guerra e la ricostruzione della città di Livorno, sorge spontaneo un quesito.
RispondiEliminaLa ricostruzione con i vari cambiamenti, subiti, dopo la Grande Guerra, mi è parso di capire che non hanno mantenuto la trama della città storica, a questo punto mi chiedo se questa forma di ricostruzione non rischi di cancellare la storia e il motivo della nascita di questo insediamento?
Visto che si è parlato di speculazione e di mercato è corretto basare la ricostruzione di una città devastata dalla guerra come Livorno su queste due basi?
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RispondiEliminaLa ricostruzione della città nel dopoguerra non ha riportato alla città originaria,quella pianificata dal Buontalenti nel periodo dei Medici. Tutto ciò è stato fatto piuttosto velocemente per le esigenze dei cittadini che dopo i bombordamenti si sono ritrovati senza casa. Questo purtroppo è triste perchè l'architettura è stata modificata quindi piazze,strade e edifici non sono più quelli che c'erano un tempo e noi abbiamo soltanto la possibilità di vedere tutte costruzioni abbastanza recenti.
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