Nel periodo compreso tra il 1800 e i primi anni del 1900 si assiste alla grande evoluzione sociale, economica e tecnologica che porterà a rivoluzionare le attività umane. Le città cominciano ad affollarsi, lo spopolamento delle campagne e la trasformazione dei sobborghi in agglomerati industriali sono i principali fenomeni che caratterizzano questo periodo. In questo contesto si sviluppa una corrente di pensiero che considera inevitabile lo sfruttamento del progresso tecnologico e la produzione industriale per il benessere della società; il nuovo Stile Internazionale favorisce la progettazione di prodotti semplici e funzionali abbandonando in campo artistico e architettonico il fattore creativo, gli elementi figurativi e le decorazioni superflue. Nasce così il razionalismo che si sviluppa a livello internazionale nel primo ventennio del 900 in particolare in Germania, dove ebbe larga applicazione fino all'instaurarsi del nazismo. A Berlino esempi dell'applicazione del razionalismo si hanno con le opere degli architetti: Le Corbusier, Mies Van der Rohe e Gropius. Walter Gropius entra potentemente nel clima utopistico della socialdemocrazia di Weimar con la sua "nuova tecnica dell'edificio industriale", realizzando con la Faguswerk un fondamento inalienabile di tutta la successiva evoluzione razionalistica. Secondo Gropius: "La costruzione completa è lo scopo finale delle arti visive..tutti noi architetti,scultori,pittori,dobbiamo rivolgersi al mestiere. L'arte non è una professione,non v'è alcuna differenza essenziale tra artista e artigiano..Formiamo una sola comunità d'artefici senza le distinzioni di classe..Insieme concepiamo e creiamo il nuovo edificio del futuro,che abbraccerà architettura,scultura e pittura in una sola unità,e che sarà innalzato un giorno verso il cielo dalle mani di milioni di lavoratori.."questo è il pensiero alla radice della didattica della Bauhaus: centro propulsore di idee,di progetti,di strutturazione professionale e sociale che influenza enormemente la produzione artistica allargandone i confini all'industria e creando l'industrial design. La direzione della scuola è affidata a Gropius che abolisce la concezione dell'artigianato come arte minore e la distinzione tra artista e artigiano nonché tra docente e allievo. Il quartiere Siemensstadt a Berlino è una delle grandi realizzazioni urbanistiche di Gropius atte a risolvere il problema del minimo di abitabilità: abitazioni razionali e confortevoli alle classi operaie,che non integrano in alcun modo dal punto di vista urbanistico e sociale nel più vasto tessuto cittadino. Le Corbusier appoggia notevolmente la produzione industriale, dimostrando che anche l'architettura poteva essere prodotta in serie.In più è molto sensibile alle problematiche sociali e tenta di risolvere il problema del crescente bisogno di abitazioni. Da qui l'idea delle unità d'abitazione, edifici non più costruiti con fondazioni massicce, spessi muri portanti, finestre limitate e col suolo interamente occupato ma edificati impiegando vetro, acciaio e cemento armato: questa nuova tecnica permetteva di ottenere edifici con fondamenta localizzate eliminando i muri portanti poggiando la struttura su sottili pilastri ("pilotis") guadagnando il suolo completamente libero.
Gli alloggi ordinati in altezza assicurando una forte densità di abitazione occupando una minima parte del suolo. Nasce una nuova forma di abitato che si inserisce in un parco con l'edificio che comprende i servizi agli abitanti, gli asili nido, lo spazio verde sul tetto, il tutto finalizzato alla vita armoniosa dei suoi abitanti. I cinque elementi fondamentali su cui basa la struttura dei suoi edifici sono:i Pilotis (piloni), il Tetto-giardino (tetto a terrazza), il Plan libre (pianta libera), la facciata libera e la fenêtre en longueur (o finestra a nastro). Questi canoni esposti da Le Corbusier verranno applicati p.e. in una delle sue più celebri realizzazioni, la Villa Savoye a Poissy, nei dintorni di Parigi. Anche per Mies Van der Rohe valgono i principi di progettare edifici che sfruttino le potenzialità delle nuove tecniche costruttive, come nella Neue Nationalgalerie di Berlino (1962-1968). La struttura è una piastra composta da una griglia di profilati d’acciaio sorretta da otto colonne in acciaio, e i lati dell’edificio completamente a vetro, rendono l’edificio luminosissimo e proiettato verso l’esterno senza vincoli di veduta, un edifico razionale e funzionale, pensato per una galleria d’arte. Le Corbusier, nel suo manoscritto “L’Urbanistica dei tre Insediamenti umani” (1961), afferma che dalla fine dell’800 “il sogno dell’evasione si è insediato in ogni cuore”, fuggire dalla città e colonizzare la campagna nella periferia della città era diventata una priorità. Il fenomeno portò alla nascita delle città satelliti e di conseguenza all’ “inferno delle circolazioni” ovvero la nascita di una fitta rete di strade e metro che costringono i ‘cittadini’ di periferia ad ore di viaggio ogni giorno a scapito della vita sociale, ed anche un costo che deve pagare la collettività per mantenere la fitta rete di infrastrutture necessarie (acqua,gas,elettricità). Nella nostra realtà e nel nostro tempo per arginare la cementificazione e l’espansione continua delle città che assorbono ormai anche le città satelliti, come si potrebbe rivalorizzare i quartieri pensati sui teoremi simili a Le Corbusier (Piagge a Firenze, Scampia, Zen) e come sarebbe possibile invece riconquistare zone delle nostre città con complessi in disuso o da abbattere (a Firenze: Sant’Orsola, Manifattura Tabacchi, ex forno militare…) magari elaborando progetti di edilizia popolare legata ad un’ampia serie di servizi?
BIBLIOGRAFIA:
Walter Gropius - Busignani Alberto, Firenze, ed. Sansoni, 1972
L’urbanistica dei tre insediamenti umani – Le Corbusier, 1961
Architettura del XX secolo – Dizionario a cura di M.A.Crippa, Jaca Book
Parlando dell'Unité d'habitation delle Corbusier penso che si possa considerare quest'opera l'insieme di conoscenze architettoniche e urbanistiche.E' un’unità autonoma e autosufficiente alta circa 17 piani, doveva avere tutti i servizi di base che occorrono ad una città per poter essere definita tale,invece ha pochissimi servizi.Con questi enormi pilastri che sorreggono l'edificio e fanno si che lo spazio sottostante sia destinato allo scorrimento e al parcheggio delle auto.Anche all’interno troviamo queste strade-corridoi che servono i vari appartamenti, i quali però non consentono una socializzazioni fra le persone che vi ci abitano,poichè sono corridoi stretti e lunghi senza possibilità di relazioni.Anche se nonostante ciò a livello architettonico è considerato unico per i suoi numerevoli appartamenti di medie dimensioni i cosidetti Duplex. Le strade interne come dicevo prima sono oppressive, corridoi senza finestre. Eppure, l'edificio è in discrete condizioni, con delle facciate policrome le quali sono molto sorprendenti. Per i motivi detti in precedenza che non lo utilizzerei come modello di complesso poichè come gli altri quartieri visti a Berlino anch'esso va a creare una forma di ghetto all'interno della città stessa. Cercherei invece di far sviluppare i quartieri italiani fornendo loro più servizi, collegandoli meglio al centro della città cercando in qualche modo di creare un'ambiente accogliente o comunque vivibile per la maggior parte dei quartieri popolari italiani
Con la fine della I guerra mondiale, la Germania uscì sconfitta. Nel 1919 nasce a Weimar la Repubblica Tedesca, democratica parlamentare e federale, grazie alla quale s’introduce il suffragio femminile. È grazie agli investimenti di capitali americani che la Germania ricostruisce la propria economia investendo nella grande industria. Si ha un periodo di ottimismo e normalizzazione, ma la fuga di capitali americani e il crollo di Wall Street del 1929 fanno nuovamente precipitare la situazione e le elezioni del 1930 vedono l’affermazione del partito nazista che diventa il secondo partito dopo i socialdemocratici e prima dei comunisti. Nel 1933 Hitler diventa cancelliere e scioglie il parlamento: comincia la dittatura nazista.
“La verità è dietro l’apparenza, non può essere colta con gli occhi, ma solo con una conoscenza profonda dell’anima”, così si identificava l’espressionismo(1905-1925), tramite “Le cinque donne per la strada” di Kirchner, dove veniva rappresentata la Berlino di quegli anni. “Forma: elemento esteriore dell’opera d’arte” è così che Kandiskij diede forma alle prime opere di Astrattismo(anni ’20).
Nel campo urbanistico la prima possibilità di mettere a confronto nuove idee viene data dal Concorso per la Grande Berlino, del 1910, dove Eberstadt, Petersen e Mohring prevedono un’organizzazione radiale primaria della viabilità, del verde e dei servizi per riportare ordine nella crescita urbana. Dopo il 1919 si realizza un programma per finanziare l’edilizia residenziale; l’esempio più eclatante è l’edificazione di un nuovo quartiere definito popolare- moderno: Berlin Britz. Questo è stato concepito dal concetto di Città- Giardino proveniente dall’Inghilterra. Alexanderplatz viene riqualificata perché centro di commercio che contrastava l’altro polo commerciale intorno alla stazione di Zoo. Hermannplatz, al limite sud-est del centro, costituì un punto della città che venne profondamente ristrutturato con la costruzione di una stazione della metropolitana e del grande magazzino Karstadt, allora il maggiore d’Europa.
Nel 1919 nasce l’istituto d’arte e mestieri fondato da W. Gropius, Bauhaus(Casa del costruire), che si riallaccia alle ipotesi del Deutscher Werkbund ("lega tedesca artigiani": fondato nel 1907 a Monaco su iniziativa dell'architetto Muthesius, ha lo scopo di saldare la cesura tra industria e arti applicate.), e che vedrà tra i vari direttori Mies Van Der Rohe. Il Bauhaus ha avuto tre sedi: Weimar, Dessau e Berlino, dove venne chiuso perché in contrasto con la politica di Hitler. L’artista veniva visto anche come artigiano, il bello come funzionale e il docente come discente. L’arte e l’artigianato, la teoria e la pratica, dovevano essere unificati in un’opera d’arte totale: la costruzione. Le tecniche utilizzate erano quelle contemporanee, le quali si basavano sul trasferimento delle vecchie capacità artigianali alle condizioni dell’opera industriale, quella che doveva svilupparsi era un’arte industriale.
Oltre ad essere stato l’ultimo direttore del Bauhaus, Mies Van der Rohe, nelle sue opere architettoniche degli anni ’40, segue le teorie della scuola sul “ridurre al semplice”. Il suo “less is more” si riflette nelle sue realizzazioni utilizzando materiali semplici, quali: acciaio, cemento e mattoni, per le sue costruzioni tedesche, mentre vetro e acciaio per quelle americane. Nei suoi progetti troviamo anche l’espressione “open space”, perché secondo Mies “la libertà stessa diventa un‘esperienza estetica”, quindi edifici che hanno una stretta relazione con l’esterno. Nei primi anni venti a causa delle interferenze culturali dovute ai contatti con l’estero e alla presenza a Berlino di artisti stranieri di grande talento, lo spettro degli approcci e dei linguaggi si fece più articolato. I progetti di Mies per un edificio in cemento armato (1922) e per una villa in mattoni (1923), che presentano una prevalenza delle linee orizzontali, già erano il sintomo del clima culturale.
Le Corbusier è un’artista moderno, conscio cioè del fatto che, in un mondo in cui l’economia si è rapidamente trasformata, da agricola in industriale, l’architetto deve essere l’interprete dei bisogni della società in cui vive, accompagnandone le successive trasformazioni storiche e diventando così prima di tutto un’urbanista. Le Corbusier elabora grandiosi progetti di città, egli parte dalle esigenze individuali e collettive degli abitanti e risale alla forma generale: un’architettura a misura d’uomo. “Le modulor” è una scala di grandezza basata sulla regola aurea che riguarda le proporzioni del corpo umano; queste misure devono essere usate per costruire gli interni e gli esterni degli edifici e da questo deriva la produzione standardizzata, quindi replicabile all’infinito. Le abitazioni, dette case domino, sono costruite allo stesso modo di un’auto in una catena di montaggio “occorre creare lo spirito della produzione in serie, lo spirito di costruire case in serie, lo spirito di concepire case in serie”. Nell’opera teorica, “verso un’architettura”, Le Corbusier espone i suoi cinque principi: I piloni, il tetto giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro.
In questo periodo, anche con l’influenza del movimento internazionale, nascono nuovi punti di vista, a partire dal campo politico, a quello architettonico ed artistico; influenzando nuove concezioni spaziali, portandole ad una maggiore apertura da vincoli fisici, visivi e di pensiero.
Ritengo che ogni intervento edilizio sul territorio,debba essere mirato e integrato con il tessuto urbano preesistente e mai avulso da esso. In quanto lo sviluppo deve essere sempre pianificato,compatibile e sostenibele. Per ovviare ad una eccessiva cementificazione ed espansione urbana,già nel progetto si dovrebbe incrementare lo spazio riservato a verde,concentrando le strutture edilizie per evitare un eccessivo sfruttamento della RISORSA SUOLO. In ogni centro urbano,a mio parere,gioca un ruolo determinante il potenziamento dei trasporti,nelle sue forme sotterranee e di superficie,per agevolare le relazioni tra città e zone limitrofe urbanizzate. Anche la maglia dei servizi pubblici,commerciali e sociali è un aspetto fondamentale perchè la sua qualificazione favorisce migliori rapporti interpersonali e contribuisce a creare un'identità propria a quel determinato luogo.Questo impedisce la degradazione in quartieri dormitorio anonimi e alienanti. Spesso,come nel caso delle Piagge(Firenze),si interviene non avendo considerato,a monte,i problemi reali del luogo,ossia: 1)l'escavazione eccessiva incentivata dal boom edilizio che ha reso inedificabile parte dell'area, 2)l'acquisto del suolo anche da parte di privati. In seguito,dietro ad un'improvvisa emergenza abitativa è stata portata avanti una frettolosa lottizzazione che ha dato vita ad un quartiere decontestualizzato. Fortunatamente la situazione del quartiere è migliorata,dietro la partecipazione attiva di tutti i suoi abitanti coinvolti da un religioso.Inoltre,la costruzione di nuovi servizi sociali,assistenziali,commerciali e di trasporti ha contribuito all'aggregazione della popolazione. Ritengo che non si dovrebbe interviene solo in casi di "emergenza",ma avendo una visione a lungo termine del problema. Spesso si aggiunge l'aggravante di un iter burocratico lento,ferraginoso e anche le carenze finanziarie delle amministrazioni. In quest'ottica risulta difficile soddisfare tutte le esigenze delle varie componenti interessate.
Sono d'accordissimo con tutto quello che ha detto Nicolò, soprattutto sul fatto che fin dal progetto bisogna prevedere un sostanziale spazio riservato al verde, sia per evitare un'eccessiva cementificazione sia per far sì che il luogo consenta una maggiore vivibilità e benessere. Per quanto riguarda i quartieri di Berlino credo non ci sia nulla da ridire in fatto di verde urbano: per citarne qualcuno Charlottenburg, Britz, Siemensstadt. Per poi non parlare di Treptower Park, dove 88 ettari di parco non possono definirsi meno che come il polmone verde della città di Berlino. E poi diciamo la verità, un centro urbano più verde rende ai nostri occhi un vivere la città molto più piacevole...
Devo dire che l’architettura dei razionalisti mi ha stupita molto. Mies van der rohe, non costruisce mai il nuovo fine a se stesso, il suo progetto e la sua tecnica scaturiscono dall'essenza e dalla finalità dell'edificio. Concepisce l'edificio che sta progettando come un'unità e non come una sequenza qualsiasi di spazi sotto ad un tetto che conduce da uno spazio ad un altro. In effetti Mies per la Nationalgalerie costruisce uno spazio pratico ed economico in cui adegua la funzione. Oltre alla funzione di galleria d’arte e spazio espositivo, la Nationalgalerie mi ha trasmesso molto di più. Vi sono diversi modi di fruire l’edificio creando due itinerari diversi: uno, in basso, per i visitatori specializzati e uno, nello spazio più aperto, per quelli generici. . Il primo piano è il libero da strutture portanti intermedie e visivamente aperto verso l’esterno, percorribile facilmente, ed è quello che mi ha stupito di più: essere in uno spazio espositivo, ma allo stesso tempo, grazie alle vetrate, poter guardare verso lo spazio esterno e sentirsi completamente parte di esso. A pochi passi dal gelido stadio olimpico, Le Courbusier ha costrito la sua celebre Unitè d’Habitation. A primo impatto l’enorme blocco non mi dispiaceva affatto, con la superfice alternata e colorata. All’interno, sono arrivata all’8° piano e, inutile dirvi che guardando gli stretti, lunghi e bassi corridoi, le piccole porticine con il numero affianco, la mia sensazione (come per altri credo)era quella di cercare un reparto in un grande ospedale!!... Ma chi sa se dietro quelle basse porticine i berlinesi hanno una bella casa accogliente, che non ha nulla da invidiare alle altre??? Del resto, le abitazioni costruite con criteri razionali, con i requisiti necessari di salubrità e di igiene, ubicate in un favorevole contesto ambientale destarono nel pubblico un profondo interesse. Dal punto di vista realizzativo, l’Unitè d’Habitation come altre costruzioni, si trovano in quartieri composti da disparati edifici non sufficientemente coordinati fra loro, ben immersi nel verde ma isolati dal contesto urbano:la buona architettura non vale a riscattare l’errata impostazione urbanistica. elisa picariello
Nel periodo compreso tra il 1800 e i primi anni del 1900 si assiste alla grande evoluzione sociale,
RispondiEliminaeconomica e tecnologica che porterà a rivoluzionare le attività umane. Le città cominciano ad affollarsi, lo spopolamento delle campagne e la trasformazione dei sobborghi in agglomerati industriali sono i principali fenomeni che caratterizzano questo periodo. In questo contesto si sviluppa una corrente di pensiero che considera inevitabile lo sfruttamento del progresso tecnologico e la produzione industriale per il benessere della società; il nuovo Stile Internazionale favorisce la progettazione di prodotti semplici e funzionali abbandonando in campo artistico e architettonico il fattore creativo, gli elementi figurativi e le decorazioni superflue. Nasce così il razionalismo che si sviluppa a livello internazionale nel primo ventennio del 900 in particolare in Germania, dove ebbe larga applicazione fino all'instaurarsi del nazismo. A Berlino esempi dell'applicazione del razionalismo si hanno con le opere degli architetti: Le Corbusier, Mies Van der Rohe e Gropius. Walter Gropius entra potentemente nel clima utopistico della socialdemocrazia di Weimar con la sua "nuova tecnica dell'edificio industriale", realizzando con la Faguswerk un fondamento inalienabile di tutta la successiva evoluzione razionalistica. Secondo Gropius: "La costruzione completa è lo scopo finale delle arti visive..tutti noi architetti,scultori,pittori,dobbiamo rivolgersi al mestiere. L'arte non è una professione,non v'è alcuna differenza essenziale tra artista e artigiano..Formiamo una sola comunità d'artefici senza le distinzioni di classe..Insieme concepiamo e creiamo il nuovo edificio del futuro,che abbraccerà architettura,scultura e pittura in una sola unità,e che sarà innalzato un giorno verso il cielo dalle mani di milioni di lavoratori.."questo è il pensiero alla radice della didattica della Bauhaus: centro propulsore di idee,di progetti,di strutturazione professionale e sociale che influenza enormemente la produzione artistica allargandone i confini all'industria e creando l'industrial design. La direzione della scuola è affidata a Gropius che abolisce la concezione dell'artigianato come arte minore e la distinzione tra artista e artigiano nonché tra docente e allievo. Il quartiere Siemensstadt a Berlino è una delle grandi realizzazioni urbanistiche di Gropius atte a risolvere il problema del minimo di abitabilità: abitazioni razionali e confortevoli alle classi operaie,che non integrano in alcun modo dal punto di vista urbanistico e sociale nel più vasto tessuto cittadino. Le Corbusier appoggia notevolmente la produzione industriale, dimostrando che anche l'architettura poteva essere prodotta in serie.In più è molto sensibile alle problematiche sociali e tenta di risolvere il problema del crescente bisogno di abitazioni. Da qui l'idea delle unità d'abitazione, edifici non più costruiti con fondazioni massicce, spessi muri portanti, finestre limitate e col suolo interamente occupato ma edificati impiegando vetro, acciaio e cemento armato: questa nuova tecnica permetteva di ottenere edifici con fondamenta localizzate eliminando i muri portanti poggiando la struttura su sottili pilastri ("pilotis") guadagnando il suolo completamente libero.
Gli alloggi ordinati in altezza assicurando una forte densità di abitazione occupando una minima parte del suolo. Nasce una nuova forma di abitato che si inserisce in un parco con l'edificio che comprende i servizi agli abitanti, gli asili nido, lo spazio verde sul tetto, il tutto finalizzato alla vita armoniosa dei suoi abitanti. I cinque elementi fondamentali su cui basa la struttura dei suoi edifici sono:i Pilotis (piloni), il Tetto-giardino (tetto a terrazza), il Plan libre (pianta libera), la facciata libera e la fenêtre en longueur (o finestra a nastro).
RispondiEliminaQuesti canoni esposti da Le Corbusier verranno applicati p.e. in una delle sue più celebri realizzazioni, la Villa Savoye a Poissy, nei dintorni di Parigi. Anche per Mies Van der Rohe valgono i principi di progettare edifici che sfruttino le potenzialità delle nuove tecniche costruttive, come nella Neue Nationalgalerie di Berlino (1962-1968). La struttura è una piastra composta da una griglia di profilati d’acciaio sorretta da otto colonne in acciaio, e i lati dell’edificio completamente a vetro, rendono l’edificio luminosissimo e proiettato verso l’esterno senza vincoli di veduta, un edifico razionale e funzionale, pensato per una galleria d’arte. Le Corbusier, nel suo manoscritto “L’Urbanistica dei tre Insediamenti umani” (1961), afferma che dalla fine dell’800 “il sogno dell’evasione si è insediato in ogni cuore”, fuggire dalla città e colonizzare la campagna nella periferia della città era diventata una priorità. Il fenomeno portò alla nascita delle città satelliti e di conseguenza all’ “inferno delle circolazioni” ovvero la nascita di una fitta rete di strade e metro che costringono i ‘cittadini’ di periferia ad ore di viaggio ogni giorno a scapito della vita sociale, ed anche un costo che deve pagare la collettività per mantenere la fitta rete di infrastrutture necessarie (acqua,gas,elettricità). Nella nostra realtà e nel nostro tempo per arginare la cementificazione e l’espansione continua delle città che assorbono ormai anche le città satelliti, come si potrebbe rivalorizzare i quartieri pensati sui teoremi simili a Le Corbusier (Piagge a Firenze, Scampia, Zen) e come sarebbe possibile invece riconquistare zone delle nostre città con complessi in disuso o da abbattere (a Firenze: Sant’Orsola, Manifattura Tabacchi, ex forno militare…) magari elaborando progetti di edilizia popolare legata ad un’ampia serie di servizi?
BIBLIOGRAFIA:
Walter Gropius - Busignani Alberto, Firenze, ed. Sansoni, 1972
L’urbanistica dei tre insediamenti umani – Le Corbusier, 1961
Architettura del XX secolo – Dizionario a cura di M.A.Crippa, Jaca Book
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RispondiEliminaParlando dell'Unité d'habitation delle Corbusier penso che si possa considerare quest'opera l'insieme di conoscenze architettoniche e urbanistiche.E' un’unità autonoma e autosufficiente alta circa 17 piani, doveva avere tutti i servizi di base che occorrono ad una città per poter essere definita tale,invece ha pochissimi servizi.Con questi enormi pilastri che sorreggono l'edificio e fanno si che lo spazio sottostante sia destinato allo scorrimento e al parcheggio delle auto.Anche all’interno troviamo queste strade-corridoi che servono i vari appartamenti, i quali però non consentono una socializzazioni fra le persone che vi ci abitano,poichè sono corridoi stretti e lunghi senza possibilità di relazioni.Anche se nonostante ciò a livello architettonico è considerato unico per i suoi numerevoli appartamenti di medie dimensioni i cosidetti Duplex. Le strade interne come dicevo prima sono oppressive, corridoi senza finestre. Eppure, l'edificio è in discrete condizioni, con delle facciate policrome le quali sono molto sorprendenti. Per i motivi detti in precedenza che non lo utilizzerei come modello di complesso poichè come gli altri quartieri visti a Berlino anch'esso va a creare una forma di ghetto all'interno della città stessa. Cercherei invece di far sviluppare i quartieri italiani fornendo loro più servizi, collegandoli meglio al centro della città cercando in qualche modo di creare un'ambiente accogliente o comunque vivibile per la maggior parte dei quartieri popolari italiani
RispondiEliminaBerlino: il movimento internazionale
RispondiEliminaCon la fine della I guerra mondiale, la Germania uscì sconfitta. Nel 1919 nasce a Weimar la Repubblica Tedesca, democratica parlamentare e federale, grazie alla quale s’introduce il suffragio femminile.
È grazie agli investimenti di capitali americani che la Germania ricostruisce la propria economia investendo nella grande industria. Si ha un periodo di ottimismo e normalizzazione, ma la fuga di capitali americani e il crollo di Wall Street del 1929 fanno nuovamente precipitare la situazione e le elezioni del 1930 vedono l’affermazione del partito nazista che diventa il secondo partito dopo i socialdemocratici e prima dei comunisti. Nel 1933 Hitler diventa cancelliere e scioglie il parlamento: comincia la dittatura nazista.
“La verità è dietro l’apparenza, non può essere colta con gli occhi, ma solo con una conoscenza profonda dell’anima”, così si identificava l’espressionismo(1905-1925), tramite “Le cinque donne per la strada” di Kirchner, dove veniva rappresentata la Berlino di quegli anni.
“Forma: elemento esteriore dell’opera d’arte” è così che Kandiskij diede forma alle prime opere di Astrattismo(anni ’20).
Nel campo urbanistico la prima possibilità di mettere a confronto nuove idee viene data dal Concorso per la Grande Berlino, del 1910, dove Eberstadt, Petersen e Mohring prevedono un’organizzazione radiale primaria della viabilità, del verde e dei servizi per riportare ordine nella crescita urbana.
Dopo il 1919 si realizza un programma per finanziare l’edilizia residenziale; l’esempio più eclatante è l’edificazione di un nuovo quartiere definito popolare- moderno: Berlin Britz. Questo è stato concepito dal concetto di Città- Giardino proveniente dall’Inghilterra.
Alexanderplatz viene riqualificata perché centro di commercio che contrastava l’altro polo commerciale intorno alla stazione di Zoo.
Hermannplatz, al limite sud-est del centro, costituì un punto della città che venne profondamente ristrutturato con la costruzione di una stazione della metropolitana e del grande magazzino Karstadt, allora il maggiore d’Europa.
Nel 1919 nasce l’istituto d’arte e mestieri fondato da W. Gropius, Bauhaus(Casa del costruire), che si riallaccia alle ipotesi del Deutscher Werkbund ("lega tedesca artigiani": fondato nel 1907 a Monaco su iniziativa dell'architetto Muthesius, ha lo scopo di saldare la cesura tra industria e arti applicate.), e che vedrà tra i vari direttori Mies Van Der Rohe.
Il Bauhaus ha avuto tre sedi: Weimar, Dessau e Berlino, dove venne chiuso perché in contrasto con la politica di Hitler.
L’artista veniva visto anche come artigiano, il bello come funzionale e il docente come discente.
L’arte e l’artigianato, la teoria e la pratica, dovevano essere unificati in un’opera d’arte totale: la costruzione. Le tecniche utilizzate erano quelle contemporanee, le quali si basavano sul trasferimento delle vecchie capacità artigianali alle condizioni dell’opera industriale, quella che doveva svilupparsi era un’arte industriale.
Oltre ad essere stato l’ultimo direttore del Bauhaus, Mies Van der Rohe, nelle sue opere architettoniche degli anni ’40, segue le teorie della scuola sul “ridurre al semplice”.
RispondiEliminaIl suo “less is more” si riflette nelle sue realizzazioni utilizzando materiali semplici, quali: acciaio, cemento e mattoni, per le sue costruzioni tedesche, mentre vetro e acciaio per quelle americane.
Nei suoi progetti troviamo anche l’espressione “open space”, perché secondo Mies “la libertà stessa diventa un‘esperienza estetica”, quindi edifici che hanno una stretta relazione con l’esterno.
Nei primi anni venti a causa delle interferenze culturali dovute ai contatti con l’estero e alla presenza a Berlino di artisti stranieri di grande talento, lo spettro degli approcci e dei linguaggi si fece più articolato. I progetti di Mies per un edificio in cemento armato (1922) e per una villa in mattoni (1923), che presentano una prevalenza delle linee orizzontali, già erano il sintomo del clima culturale.
Le Corbusier è un’artista moderno, conscio cioè del fatto che, in un mondo in cui l’economia si è rapidamente trasformata, da agricola in industriale, l’architetto deve essere l’interprete dei bisogni della società in cui vive, accompagnandone le successive trasformazioni storiche e diventando così prima di tutto un’urbanista. Le Corbusier elabora grandiosi progetti di città, egli parte dalle esigenze individuali e collettive degli abitanti e risale alla forma generale: un’architettura a misura d’uomo. “Le modulor” è una scala di grandezza basata sulla regola aurea che riguarda le proporzioni del corpo umano; queste misure devono essere usate per costruire gli interni e gli esterni degli edifici e da questo deriva la produzione standardizzata, quindi replicabile all’infinito. Le abitazioni, dette case domino, sono costruite allo stesso modo di un’auto in una catena di montaggio “occorre creare lo spirito della produzione in serie, lo spirito di costruire case in serie, lo spirito di concepire case in serie”.
Nell’opera teorica, “verso un’architettura”, Le Corbusier espone i suoi cinque principi: I piloni, il tetto giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro.
In questo periodo, anche con l’influenza del movimento internazionale, nascono nuovi punti di vista, a partire dal campo politico, a quello architettonico ed artistico; influenzando nuove concezioni spaziali, portandole ad una maggiore apertura da vincoli fisici, visivi e di pensiero.
Gruppo: Marianna Caparrini, Andrea Cozzo, Federico Caracciolo, Denise Franchi, Cinzia Perugi, Michele Ribecai, Ester Sabatini, Daniele Servi.
Ritengo che ogni intervento edilizio sul territorio,debba essere mirato e integrato
RispondiEliminacon il tessuto urbano preesistente e mai avulso da esso.
In quanto lo sviluppo deve essere sempre pianificato,compatibile e sostenibele.
Per ovviare ad una eccessiva cementificazione
ed espansione urbana,già nel progetto si dovrebbe incrementare lo spazio riservato a verde,concentrando le strutture edilizie per evitare un eccessivo sfruttamento della RISORSA SUOLO.
In ogni centro urbano,a mio parere,gioca un ruolo determinante il potenziamento dei trasporti,nelle sue forme sotterranee e di superficie,per agevolare le relazioni tra città e zone limitrofe urbanizzate.
Anche la maglia dei servizi pubblici,commerciali e sociali è un aspetto fondamentale perchè la sua qualificazione favorisce migliori rapporti interpersonali e contribuisce a creare un'identità propria a quel determinato luogo.Questo impedisce la degradazione in quartieri dormitorio anonimi e alienanti.
Spesso,come nel caso delle Piagge(Firenze),si interviene non avendo considerato,a monte,i problemi reali del luogo,ossia:
1)l'escavazione eccessiva incentivata dal boom edilizio che ha reso inedificabile parte dell'area,
2)l'acquisto del suolo anche da parte di privati.
In seguito,dietro ad un'improvvisa emergenza abitativa è stata portata avanti una frettolosa lottizzazione che ha dato vita ad un quartiere decontestualizzato.
Fortunatamente la situazione del quartiere è migliorata,dietro la partecipazione attiva di tutti i suoi abitanti coinvolti da un religioso.Inoltre,la costruzione di nuovi servizi sociali,assistenziali,commerciali e di trasporti ha contribuito all'aggregazione della popolazione.
Ritengo che non si dovrebbe interviene solo in casi di "emergenza",ma avendo una visione a lungo termine del problema.
Spesso si aggiunge l'aggravante di un iter burocratico lento,ferraginoso e anche le carenze finanziarie delle amministrazioni.
In quest'ottica risulta difficile soddisfare tutte le esigenze delle varie componenti interessate.
Sono d'accordissimo con tutto quello che ha detto Nicolò, soprattutto sul fatto che fin dal progetto bisogna prevedere un sostanziale spazio riservato al verde, sia per evitare un'eccessiva cementificazione sia per far sì che il luogo consenta una maggiore vivibilità e benessere. Per quanto riguarda i quartieri di Berlino credo non ci sia nulla da ridire in fatto di verde urbano: per citarne qualcuno Charlottenburg, Britz, Siemensstadt. Per poi non parlare di Treptower Park, dove 88 ettari di parco non possono definirsi meno che come il polmone verde della città di Berlino. E poi diciamo la verità, un centro urbano più verde rende ai nostri occhi un vivere la città molto più piacevole...
RispondiEliminaDevo dire che l’architettura dei razionalisti mi ha stupita molto. Mies van der rohe, non costruisce mai il nuovo fine a se stesso, il suo progetto e la sua tecnica scaturiscono dall'essenza e dalla finalità dell'edificio. Concepisce l'edificio che sta progettando come un'unità e non come una sequenza qualsiasi di spazi sotto ad un tetto che conduce da uno spazio ad un altro. In effetti Mies per la Nationalgalerie costruisce uno spazio pratico ed economico in cui adegua la funzione. Oltre alla funzione di galleria d’arte e spazio espositivo, la Nationalgalerie mi ha trasmesso molto di più. Vi sono diversi modi di fruire l’edificio creando due itinerari diversi: uno, in basso, per i visitatori specializzati e uno, nello spazio più aperto, per quelli generici. . Il primo piano è il libero da strutture portanti intermedie e visivamente aperto verso l’esterno, percorribile facilmente, ed è quello che mi ha stupito di più: essere in uno spazio espositivo, ma allo stesso tempo, grazie alle vetrate, poter guardare verso lo spazio esterno e sentirsi completamente parte di esso.
RispondiEliminaA pochi passi dal gelido stadio olimpico, Le Courbusier ha costrito la sua celebre Unitè d’Habitation. A primo impatto l’enorme blocco non mi dispiaceva affatto, con la superfice alternata e colorata. All’interno, sono arrivata all’8° piano e, inutile dirvi che guardando gli stretti, lunghi e bassi corridoi, le piccole porticine con il numero affianco, la mia sensazione (come per altri credo)era quella di cercare un reparto in un grande ospedale!!... Ma chi sa se dietro quelle basse porticine i berlinesi hanno una bella casa accogliente, che non ha nulla da invidiare alle altre??? Del resto, le abitazioni costruite con criteri razionali, con i requisiti necessari di salubrità e di igiene, ubicate in un favorevole contesto ambientale destarono nel pubblico un profondo interesse. Dal punto di vista realizzativo, l’Unitè d’Habitation come altre costruzioni, si trovano in quartieri composti da disparati edifici non sufficientemente coordinati fra loro, ben immersi nel verde ma isolati dal contesto urbano:la buona architettura non vale a riscattare l’errata impostazione urbanistica.
elisa picariello